Invasione dell’Attila delle piante: la Popillia Japonica “bussa” alle porte della Brianza

Ha un nome esotico, che richiama a un simpatico animaletto giapponese. Invece è comunemente definito l’Attila delle piante. E potrebbe sbarcare anche in Brianza. È caccia alla Popillia Japonica in Lombardia, il coleottero giapponese che si sta diffondendo rapidamente in tutta la Regione.
Un frutto prima e dopo l’attacco della Popillia Japonica
Un frutto prima e dopo l’attacco della Popillia Japonica

Ha un nome esotico, che richiama a un simpatico animaletto giapponese. Invece è comunemente definito l’Attila delle piante. E potrebbe sbarcare anche in Brianza. È caccia alla Popillia Japonica in Lombardia, il coleottero giapponese che si sta diffondendo rapidamente in tutta la Regione: tra zone focolaio e aree cuscinetto sono cinque le province coinvolte nell’opera di contenimento (Milano, Pavia, Varese, Como e Monza Brianza) per un totale di circa 280 Comuni coinvolti. Emerge – spiega la Coldiretti Lombardia – dagli ultimi dati pubblicati dalla Regione. I Comuni della Brianza coinvolti nella lotta alla Popillia Japonica rientrano tutti nella zona cuscinetto, cioè in quei territori dove non è ancora stata ritrovata la Popillia ma in cui sono attive misure di monitoraggio a scopo preventivo in quanto sono vicini alle aree dove invece l’insetto è già stato ritrovato. Nello specifico, i Comuni in provincia di Monza Brianza che a fine 2017 rientravano nella zona cuscinetto sono: Barlassina, Bovisio Masciago, Ceriano Laghetto, Cesano Maderno, Cogliate, Lazzate, Lentate sul Seveso, Limbiate, Meda, Misinto, Seveso, Varedo. La Popillia – continua la Coldiretti regionale – è uno dei parassiti più pericolosi arrivati di recente sui nostri territori: il primo ritrovamento risale all’estate del 2014 nella zona di Turbigo, in provincia di Milano. È in grado di colpire centinaia di specie vegetali, dai prati alle piante ornamentali, dagli alberi da frutto ai vigneti. I rischi maggiori li corrono il pesco, il melo, la vite e la soia. Ma anche il tiglio, l’olmo, il salice, il pioppo, l’albicocco, il glicine, la vite, la rosa, il mirtillo e il nocciolo non sono immuni dall’attacco (sono quasi 300 le specie che possono essere mangiate dall’insetto).

«Attualmente – precisa la Coldiretti alla luce degli ultimi dati disponibili – i Comuni in cui è presente questo coleottero sono 113, contro i 5 registrati nel marzo 2015. Quelli che invece rientrano nella cosiddetta zona cuscinetto, che è confinante con quella infestata e nella quale vengono applicate per precauzione le misure di contenimento, sono 170».

Per gli ingenti danni economici che può causare, la Popillia Japonica è considerata un organismo nocivo da quarantena. La larva infesta i prati nutrendosi delle radici. Gli adulti attaccano le piante determinando defogliazioni e distruzione della pianta e dei fuori. Gli adulti hanno una lunghezza di un centimetro e sono sul verde metallico, con riflessi bronzei sul dorso. Si contraddistinguono per 12 ciuffi di peli bianchi. Ha una generazione annuale: gli adulti escono dal terreno dalla fine di maggio e l’inizio di giugno. Si muovono in gruppi numerosi e la popolazione più elevata la si registra durante il mese di luglio.


«Per contrastare l’avanzata del coleottero – spiega ancora la Coldiretti – il servizio fitosanitario regionale prosegue con il monitoraggio, le operazioni di controllo e la cattura, anche attraverso l’utilizzo di nuove tecniche sempre più efficaci». «Purtroppo – commenta Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – le specie straniere che si diffondono nei nostri territori non hanno antagonisti naturali che invece trovano nei loro paesi d’origine. Di fronte a questo fenomeno diventano quindi strategiche la prevenzione e la tempestiva comunicazione ai servizi fitosanitari regionali. L’invito agli agricoltori e ai consumatori è duplice: da una parte segnalare eventuali avvistamenti, dall’altra non toccare le trappole posizionate dai tecnici Ersaf».


« Regione Lombardia vuole essere concretamente al fianco degli agricoltori che subiscono danni alle coltivazioni». Lo ha detto Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura, annunciando la riapertura del bando per la presentazione delle domande di indennizzo per danni derivanti dall’applicazione di misure fitosanitarie causati da diversi organismi. «Mettiamo a disposizione 330mila euro. Il bando è pubblicato sul sito www.ersaf.lombardia.it. L’erogazione degli indennizzi avverrà fino a esaurimento delle risorse disponibili, seguendo l’ordine di arrivo delle domande» ha aggiunto Rolfi.

La possibilità di indennizzo è prevista per le perdite di produzione e i costi aggiuntivi derivanti dalla esecuzione delle misure obbligatorie imposte dal Servizio fitosanitario negli anni 2017 e 2018 per la lotta contro gli organismi nocivi: Anoplophora chinensis, Anoplophora glabripennis, Aromia bungii, Erwinia amylovora e Popillia japonica.