Per togliersi la vita è salita all’11esimo piano del settore C dell’ospedale San Gerardo, dove un tempo c’era il reparto di Pediatria e ora è aperto un cantiere. Nel pomeriggio di lunedì è stato ritrovato in quelle sale il corpo senza vita di una infermiera di 34 anni in servizio alla Asst di Monza.
«La collega non è morta di Covid-19 e non era neppure in quarantena – ha detto il referente territoriale Donato Cosi – Inutile, in questo momento, strumentalizzare la vicenda e chiedersi i motivi che hanno condotto la collega a compiere questo tragico gesto» nonostante, ricorda Cosi, questa sia una professione usurante, e «naturalmente a peggiorare la situazione adesso c’è anche l’emergenza che sta mettendo sotto una fortissima pressione gli infermieri».
Anche il direttore generale Mario Alparone ha inviato un messaggio di cordoglio: «Desideriamo esprimere grande vicinanza alla famiglia. Questa disgrazia ci ha toccato in maniera profonda perché avviene in un momento di grande difficoltà per la regione Lombardia e per il nostro ospedale. Ho espresso al padre della nostra infermiera la nostra forte vicinanza in questo momento di enorme dolore».
Sulla vicenda nella mattinata di martedì un comunicato firmato dalla Federazione Italiana degli infermieri racconta un’altra verità e collega il gesto tragico con lo stress lavorativo da coronavirus: «La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche esprime tutto il dolore e la costernazione degli infermieri alla notizia di una giovane collega che non ce l’ha fatta più. Era stata assegnata alla terapia intensiva del San Gerardo di Monza, uno dei maggiori fronti italiani della pandemia, e ha deciso di togliersi la vita».
«Anche se non sono ancora note tutte le cause del gesto – prosegue il comunicato – ciò che ha vissuto nell’ultimo periodo ha pesantemente contribuito come la goccia che fa traboccare il vaso. Trovata positiva e messa in quarantena con sintomi, viveva un pesante stress per la paura di aver contagiato altri».
Una ricostruzione smentita dalla direzione generale: «La collega – scrive Mario Alparone – era a casa in malattia dal 10 marzo e non risultava in stato di sorveglianza per positività accertata o in corso di accertamento. Sono in corso al momento le verifiche da parte delle competenti autorità giudiziarie».