Il tesoro delle macchine per cucire, l’eredità lasciata da Giuseppe Brioschi per Arcore

Il mese di agosto si è portato via Giuseppe Brioschi: ad Arcore ha creato un museo delle macchine per cucire che negli anni ha raccolto oltre 400 esemplari ed è entrato nel circuito di interesse cittadino. «Rimarrà in via Manzoni», assicura il figlio.
Macchine per cucire nel museo di Giuseppe Brioschi
Macchine per cucire nel museo di Giuseppe Brioschi

Il mese di agosto si è portato via Giuseppe Brioschi, uno di quei cittadini che alla storia, locale ma non solo, hanno dato un contributo un po’ più grande del normale. D’altra parte Brioschi, nel 2014, aveva ricevuto anche una benemernza civica.

Il tesoro delle macchine per cucire, l’eredità lasciata da Giuseppe Brioschi per Arcore
Arcore Giuseppe Brioschi collezionista di macchine da cucire riceve la benemerenza dal Comune

Il suo nome ad Arcore non può non evocare quel piccolo tempio che il 94enne aveva allestito in locali privati di via Manzoni: il suo museo della macchina per cucire. Ci teneva particolarmente a quel “per” e amava spiegare che quel modo di chiamarle “macchine da cucire” era impreciso. Oggi gli oltre 400 esemplari di Singer e non solo che l’anziano appassionato custodiva in un magazzino di via Manzoni (civico 25) resteranno al loro posto perchè il museo privato Brioschi, ha garantito il figlio Primo, continuerà a far vivere la sua memoria”. Per visitarlo occorre chiamare il numero 331 1043670 e prendere appuntamento, ma si tratta di un luogo già inserito in qualche circuito museale che quindi talvolta apre per eventi particolari.

Giuseppe Brioschi, nativo della bergamasca, monzese fino alla fine degli anni ’60 e poi arcorese, era sposato con Bianca Mandelli quando è scoppiato l’amore per l’oggetto che ha poi collezionato fino alla fine dei suoi giorni.

A Primo, residente in città, a poca distanza dal museo, piace raccontare come tutto ebbe inizio.

“I miei genitori erano sposati da poco e mio padre aveva comprato una macchina per cucire a mia madre, l’aveva presa a rate. Perso il lavoro, trovandosi con qualche difficoltà, si era recato a Milano per chiedere una ulteriore rateizzazione dell’acquisto”.

La richiesta fu respinta, ma a Brioschi venne proposto un posto da commerciale che lo fece entrare, per sempre, in quel mondo. Da allora, appassionandosi, iniziò a rilevare macchine e a sistemarle. Il pezzo più vecchio è del 1850, il più nuovo è dei giorni nostri. Ci sono modelli Singer con bellissime decorazioni, altri di altri marchi da tutto il mondo con meccaniche indistruttibili. Oggetti funzionali, spesso quasi eterni e belli anche da vedere perché di norma si piazzavano in casa quasi come pezzi d’arredamento.

Brioschi era capace di parlarne per ore raccontando i dettagli dei meccanismi, ma anche le storie che c’erano dietro al reperimento dei singoli pezzi. La morte di Brioschi risale in realtà al 10 agosto, una data curiosa, sottolinea il figlio “perché papà era nato il giorno 11 agosto di 94 anni fa e sempre l’11 agosto si era sposato. Ci ha lasciati solo poche ore prima di compiere 94 anni, numeri che restano nella memoria della nostra famiglia”.