Il sindaco di Albiate con la fascia tricolore al gazebo della Lega, le opposizioni: «Inaccettabile, si deve scusare». La replica

La foto di Giulio Redaelli con la fascia tricolore finisce sui social e scoppia la polemica guidata da “Uniti per Albiate” e Pd. Il primo cittadino: «L’ho indossata solo per una foto ricordo, non c’è scopo o intenzione nascosta».
Il sindaco con la fascia tricolore al banchetto della Lega
Il sindaco con la fascia tricolore al banchetto della Lega Elisabetta Pioltelli

Bufera politica sul sindaco di Albiate che al gazebo della Lega ha indossato la fascia tricolore. La fotografia, scattata sabato 29 maggio ed apparsa sui social network, ha gettato Giulio Redaelli, primo cittadino nell’occhio del ciclone. Insorge l’opposizione. “Uniti per Albiate” parla di episodio «inaccettabile». «Un sindaco che utilizza una fascia tricolore in un contesto non corretto, specialmente per fini propagandistici, delegittima l’istituzione che rappresenta, a prescindere dal consenso politico ottenuto» commenta la minoranza. Il Partito Democratico va oltre. Valuta «l’opportunità di passi ufficiali» (intervento del prefetto ndg) e chiede al sindaco che «almeno si scusi con la nostra comunità per questa leggerezza istituzionale». «La fascia tricolore è un simbolo che il sindaco dovrebbe indossare intervenendo in occasioni ufficiali, in rappresentanza di tutta la comunità di Albiate di cui è primo cittadino, non certo in manifestazioni di partito» rileva il Pd.

Il sindaco Giulio Redaelli parla di «polemica montata ad arte» e fornisce la sua versione dei fatti.

«È stata solo una foto, la fascia non l’ho indossata assolutamente per altri motivi, non c’è scopo o intenzione nascosta, era solo una foto ricordo e la fascia l’ho indossata solo il tempo di quello scatto – spiega – chiunque sia passato dal gazebo può testimoniare: non c’era presenza costante della fascia, ma solo nel momento dell’istantanea». Redaelli aggiunge che «la fascia era in macchina per la cerimonia del 2 giugno» e che quindi «è stata pura coincidenza, non un’intenzione» precisando che «i social sono un’arma a doppio taglio perché un fatto può essere ribaltato completamente».

«Rimane il rammarico per la polemica, ma associare l’esponente di un gruppo ad un’intenzione di parte non lo accetto perché non è nella mia indole – dichiara il sindaco – cerco da sempre l’onestà intellettuale consapevole e rigida, ma se viene interpretato un episodio per altri fini, ognuno fa il suo gioco e non posso farci niente. Dico solo che si è calcata la mano. Io rappresento tutti i cittadini e questa è la base, poi sono esponente di una coalizione: sul piano politico, chi me lo fa fare di andare ad urtare la sensibilità di gruppi che compongono la mia alleanza? Rifarei la foto? Assolutamente no, per il semplice motivo che quando un’esperienza provoca reazioni negative non si torna a ripetere il fatto – spiega – ma vorrei sottolineare che all’episodio è stata attribuita una motivazione sbagliata. L’ho fatto senza intenzioni negative e credo che la vicenda sia stata esasperata e travisata». Il Pd chiede le scuse. «La richiesta è una forzatura, comunque non ho assolutamente remore a fare una cosa del genere – conclude il sindaco – sempre premettendo che la mia intenzione non era quella di offendere chicchessia. Io ho la coscienza a posto e non credo che una persona debba essere messa alla berlina per un fatto cui è stata attribuita un’intenzione sbagliata. Oramai è successo, posso solo dire: mi mancava anche questa…».