Il sindacato degli infermieri: «Per il lavoro negli hub vaccinali sottratto personale altrove, in Brianza 300 operatori»

Il 12 maggio ricorre la Giornata Internazionale dell’infermiere e il sindacato accende i riflettori sulle condizioni lavorative: il personale impegnato negli hub vaccinali non è integrato nelle strutture, a scapito dei pazienti. In Brianza si tratta di 300 operatori.
Infermiere - foto rawpixel.com/it.freepik.com
Infermiere – foto rawpixel.com/it.freepik.com

Il 12 maggio ricorre la Giornata Internazionale dell’infermiere, ma gli infermieri non hanno molta voglia di festeggiare.

“La professione, l’impegno, il sacrificio, spesso pagato anche con la vita, sono finiti nel dimenticatoio, e ogni volta che la categoria rivendica diritti e promesse alla Regione e alle direzioni delle aziende ospedaliere la risposta è un assordante silenzio” commenta Donato Cosi, coordinatore regionale NurSind e componente della direzione nazionale NurSind, il maggiore sindacato di categoria.

Un ulteriore problema emerso negli ultimi mesi riguarda l’impiego degli infermieri nella campagna vaccinale. “Il personale non è stato integrato – precisa Cosi – Gli infermieri che vaccinano negli hub della Lombardia sono infermieri sottratti alle corsie e agli ambulatori che, ancora oggi, in molte aziende ospedaliere non sono stati aperti. Si garantisce il vaccino, ma si nega la cura, la prevenzione, i controlli, gli esami di routine”.

In Brianza ”per garantire la campagna vaccinale di massa su tutti gli hub presenti sul territorio servirebbero circa 300 infermieri – aggiunge il referente sindacale – Il persone infermieristico c’è: lo tolgono dagli ospedali, e a pagare lo scotto è sempre il cittadino, il malato cronico, la persona fragile. Anche l’infermiere di famiglia tanto sbandierato oggi resta solo sulla carta. I pochi arruolati non vengono dedicati esclusivamente al servizio, ma impiegati nella campagna vaccinale”.

Dall’inizio dell’emergenza sanitaria il territorio di Monza e Brianza non ha infermieri morti per Covid. Elevatissimo, però, il numero dei contagiati, soprattutto nella prima ondata, quando il sindacato già denunciava la presenza di Dispositivi di protezione individuale non adeguati e di mascherine non conformi. A novembre quando la seconda ondata ha preso in pieno Monza e la Brianza oltre 500 infermieri erano stati contagiati.

“Noi ci siamo contagiati in corsia – ribadisce Cosi – Alcuni hanno rischiato di morire, molti portano ancora i segni fisici e psicologici di quel calvario. A marzo 2020 quando abbiamo denunciato le mascherine non a norma Regione e Aziende ospedaliere ci avevano ribattuto che era tutto conforme. Poi, pochi mesi fa, solo grazie alle indagini giornalistiche è uscita la verità: noi avevamo ragione”. In Lombardia la maggioranza degli infermieri si è vaccinata toccando una percentuale di oltre il 95%.