Il punto su Covid-eVax, il vaccino monzese “elettrico”: «Formula a dna, efficacia aumentata dalla elettroporazione»

Il punto di Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico della monzese Rottapharm Biotech, su Covid-eVax, il vaccino a dna sviluppato con Takis di Castel Romano che si somministra tramite elettroporazione: «Uniche armi ora a disposizione nella lotta al Sars Cov 2».
Monza Laboratori ricerca Rottapharm Lucio Rovati
Monza Laboratori ricerca Rottapharm Lucio Rovati Fabrizio Radaelli

Lo ha definito un virus “furbo” che sfugge a tutto ciò che facciamo, che potrebbe diventare endemico e, peggio ancora, potrebbe compiere altri salti di specie passando dall’uomo ad altri animali. Per Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico della monzese Rottapharm Biotech, le uniche armi ora a disposizione nella lotta al Sars Cov 2 sono i vaccini.

Ospite nei giorni scorsi del webinar “Monza in prima linea contro il Covid” organizzato dal Lions Club Monza Host con il supporto del Lions Club Satellite Ponte dei Leoni, Rovati, medico specializzato in farmacologia clinica, ha fatto il punto sulla sperimentazione del “suo” vaccino “Covid-eVax”, il secondo totalmente italiano dopo quello di Reithera.

Si tratta di un vaccino che, per stimolare la reazione immunitaria, utilizza un frammento di Dna che viene iniettato nel muscolo e promuove la produzione di una porzione specifica della proteina Spike, la principale arma che il virus SarsCoV2 utilizza per entrare nelle cellule umane. Una particolarità di questo siero che Rottapharm Biotech sta sviluppando in collaborazione con la Takis di Castel Romano è racchiusa nella lettera “e”.

«“E”- ha spiegato Rovati – significa elettrico. L’efficienza del processo è aumentata, infatti, dalla tecnica dell’elettroporazione, che favorisce il passaggio del Dna nelle cellule grazie a una leggera scossa elettrica generata da un apparecchio creato dalla Igea, un’azienda di Carpi».

Il Covid e-Vax potrà essere somministrato ripetutamente senza il rischio che l’organismo generi una risposta immunitaria contro il vettore, come nel caso dei vaccini genetici a vettore virale, induce una potente risposta anticorpale e cellulare, può essere prodotto in tempi più brevi e a costi più ridotti di altri vaccini, adattandosi a modifiche per fare fronte a possibili nuove varianti del virus, e non necessita della catena del freddo per la conservazione.

La sperimentazione coinvolge tre diversi centri: l’ospedale san Gerardo («perché i colleghi sono bravissimi e il fatto di essere vicini è un grande vantaggio»), l’istituto Spallanzani di Roma e l’Istituto Pascale di Napoli. Attualmente è in corso la prima fase che dovrebbe concludersi entro l’estate. Obiettivo: «Essere pronti per l’autorizzazione entro il primo quarto del 2022».