Il pugile arrestato per terrorismo: «Volevo solo aiutare i bambini della Siria»

Nessun attentato in programma in Italia, solo l’intenzione di andare ad aiutare i bambini in Siria. L’ha detto lunedì al giudice Abderrahim Maoutaharrik, cittadino italiano di origini marocchine arrestato a Lecco nell’operazione congiunta tra Ros-Digos contro il terrorismo jihadista. Avrebbe dovuto combattere a Seregno.
Abderrahim Moutaharrik
Abderrahim Moutaharrik Redazione online

Nessun attentato in programma in Italia, solo l’intenzione di andare ad aiutare i bambini in Siria. L’ha detto lunedì al giudice Abderrahim Maoutaharrik, cittadino italiano di origini marocchine, campione di pugilato in Svizzera, arrestato a Lecco nell’operazione congiunta tra Ros-Digos contro il terrorismo jihadista. L’uomo avrebbe dovuto combattere nella Notte dei campioni di Seregno, il 14 maggio.

«Vedendo le immagini dei bambini martoriati volevo andare in Siria ad aiutare la popolazione e non arruolarmi nell’esercito dell’Isis», ha detto davanti al gip Manuela Cannavale secondo quanto riferito dall’avvocato difensore Francesco Pesce, si è difeso, così come la moglie, spiegando che non avrebbe organizzato un attentato in Italia dove vive da 16 anni.


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Moutharrik e sua moglie Salma non avrebbero risposto in particolare su presunti progetti di attentati a Roma, al Vaticano, in quanto il giudice non ha posto la domanda specifica. «Però – ha aggiunto il legale – sono in Italia da 16 anni, sono cresciuti qui e si sono integrati e hanno spiegato che mai avrebbero fatto seriamente male a qualcuno».

Il difensore rispondendo ad alcune domande sulle intercettazioni ha affermato che i suoi assistiti non hanno negato di avere detto quelle frasi ma «hanno precisato che vanno lette in un contesto più ampio e che dal dire al fare ne passa».

A detta del legale inoltre i due, «disperati in quanto pensano a due loro figlioletti di 2 e 4 anni ora affidati ai nonni», hanno ammesso di avere avuto rapporti con persone che però non erano direttamente collegate con l’Isis a cui avevano chiesto il nulla osta, la tazkia, per entrare in Siria dove volevano andare ad aiutare la popolazione dopo avere visto le immagini dei bimbi martoriati.

I finanziamenti richiesti invece sarebbero serviti a coprire un debito e acquistare un passeggino per un amico. L’avvocato Pesce ha annunciato che farà istanza di scarcerazione al tribunale del riesame.