«Il ministro Vittorino Colombo venerabile come Giorgio La Pira»

Parte dalla Brianza la proposta di canonizzazione di Vittorino Colombo, brianzolo, il parlamentare e ministro della Dc che ha attraversato la storia della prima Repubblica. Ecco perché.
Vittorino Colombo (quarto da sinistra) nella missione in Cina
Vittorino Colombo (quarto da sinistra) nella missione in Cina

È stato uno dei politici brianzoli più autorevoli e, in futuro, potrebbe essere proclamato beato: Vittorino Colombo, il parlamentare democristiano originario di Albiate scomparso nel 1996 che è stato più volte ministro e ha presieduto il Senato nel 1983, potrebbe seguire le orme di Giorgio La Pira, già dichiarato venerabile.

La richiesta per l’avvio del processo di canonizzazione è stata presentata la scorsa settimana al vicario generale della Curia di Milano Franco Agnesi dall’ex parlamentare Nadir Tedeschi e da Gian Piero Cassio, dirigente regionale in pensione e collaboratore di Colombo che da parecchi anni abita a Brugherio. «Il percorso sarà lungo – afferma Cassio – la scorsa settimana abbiamo compiuto il primo passo. Riteniamo che Colombo, che apparteneva all’istituto secolare Cristo Re, abbia i requisiti necessari. Era un cattolico che si misurava con la realtà politica e non aveva paura di sporcarsi le mani: con la sua concretezza brianzola è riuscito a riannodare i rapporti tra l’Italia e la Cina. In un momento in cui in politica l’impegno culturale latita può rappresentare un modello».

Nella sua attività il parlamentare si è sempre preoccupato degli ultimi e ha saputo guardare lontano: nel novembre 1971, da ministro del Commercio estero, ha guidato una missione in Cina che, a causa della rivoluzione culturale avviata da Mao, era isolata da gran parte del mondo. È stata una visita fondamentale anche se non caratterizzata dal clamore mediatico che oggi accompagna ogni uscita di politici anche di terzo piano: la delegazione era composta, oltre che da Colombo, dal suo segretario e da Cassio.

«La Cina – spiega – viveva una fase di transizione segnata dalle primissime aperture all’esterno. Noi abbiamo girato parecchie comuni popolari agricole che, secondo il disegno di Mao, dovevano essere autosufficienti».

Le tappe che hanno fatto la storia sono state, però, altre tra cui quella fuori programma: «Una notte – racconta il brugherese – abbiamo incontrato il capo del Governo Zou Enlai che al termine del colloquio ha esclamato che un comunista e un cattolico possono dialogare». I tre italiani, dopo vari tentativi andati a vuoto, hanno incontrato un vescovo della chiesa patriottica che ha celebrato una messa in latino, con il rito pre concliare, a cui hanno partecipato gli ambasciatori italiani e francesi. «Colombo – prosegue Cassio – aveva ricevuto da Paolo VI il mandato non esplicito di cercare di stabilire qualche contatto con i cattolici». Forse anche grazie a quel seme piantato 47 anni fa è maturato l’accordo siglato qualche settimana fa tra il Vaticano e la Cina.

Quella visita ha agevolato i rapporti, non solo commerciali, tra l’immenso paese asiatico e il nostro, sostenuti dalla fondazione Italia Cina che il brugherese ha guidato per quattro anni e di cui è presidente onorario.