Il ct azzurro Davide Cassani racconta la gita in bicicletta in Brianza: «E non sono neanche morto»

LEGGI IL POST - L’ex ciclista professionista Davide Cassani ha regalato lunedì sera ai social il racconto di una gita in bicicletta in Brianza che a tratti fa venire i brividi per i pericoli corsi lungo il percorso: per il traffico ma anche per la nonchalance al volante di alcuni utenti della strada.
Ciclismo Davide Cassani - dal post su facebook
Ciclismo Davide Cassani – dal post su facebook

“Oggi è stata una giornata bellissima. Sono andato in bici, ho pedalato su strade che mi hanno riportato a ricordi emozionanti e non sono neanche morto”. Sdrammatizza Davide Cassani, ma il racconto di una gita in bicicletta in Brianza regalato lunedì sera ai social a tratti fa venire i brividi per i pericoli corsi lungo il percorso: per il traffico, ma anche per la nonchalance al volante di alcuni utenti della strada.
L’ex ciclista professionista, ora ct della nazionale italiana maschile, era a Milano ed è uscito lunedì 1 luglio alle 8.30 per “fare qualche km in Brianza” e perché “ne avrò avute di biciclette, ma quando ne hai una nuova non vedi l’ora di andare a provarla”.

E via allora, in sella in direzione Monza ma subito con mille occhi: “Era da qualche anno che non pedalavo su queste strade ma, nonostante il traffico, decido di proseguire. Mamma mia come vado. Sono proprio contento, non sento neanche la catena (…) Ma Davide, mi dico, ma goditi il panorama e piantala di alzarti sui pedali neanche fossi un ragazzino al suo primo Giro in bicicletta. “Ma quale panorama, qua non c’è molto da vedere anzi, meglio che tu stia attento perché ti prendono sotto. Qua non scherzano”.”

La gita prosegue sulle strade della Coppa Agostoni: Monticello, Sirtori, Lissolo. Qualche ricordo (“Se chiudo gli occhi mi vedo in salita, sullo tratto più difficile del Lissolo, sui pedali, con Alfredo Martini che mi guarda dall’ammiraglia azzurra ed io che cerco di staccare tutti”) ma anche il nuovo richiamo a se stesso: Davide, mi dico, “cerca di tenerli aperti gli occhi perché devi tornare a Milano e come hai visto qua non scherzano”.

Di nuovo a Monticello e qui la paura vera, inghiottita grazie all’esperienza di chi della bicicletta ha fatto un lavoro: “Sono da solo, pedale sul ciglio della strada quando un camion, senza pensarci due secondi, mi supera. La strada non è larga, anzi, è uno dei pochi tratti dove la carreggiata si restringe essendoci uno spartitraffico a centro strada. Ho passato 5” terribili. Il camion era lì, a qualche cm dalla mia spalla, io non sapevo più che fare perché la banchina era bruttissima, con una scalino tra asfalto e terriccio di almeno 4/5 cm ma non avevo scelta, o rischiare di finire sotto le ruote del camion o buttarmi sulla banchina. Mi sono alzato suo pedali per bilanciare il peso, ho cominciato a saltellare cercando di capire quale sarebbe stato il posto migliore per buttarmi a terra. Ce l’ho fatta. Non sono andato sotto il camion e non sono caduto”.

E poi un’auto che sorpassa e taglia la strada a destra (però mettendo “fuori la freccia”) e a Villasanta un altro incidente sfiorato: “Arrivato quasi a Villasanta vedo un’auto pronta ad uscire da una stradina, o forse una proprietà privata. Essendo ancora impaurito per quello che mi era capitato prima, cerco lo sguardo del conduttore e mi accorgo che sta guardando altrove. Arrivato a 10 metri mi rendo conto che non mi ha visto e si immette sulla strada. Io la schivo per un nulla e, arrivato al suo fianco, alzo una mano per fargli capire che stavo arrivando ma lui, come se neanche esistessi, ha dato gas ed è sparito alla mia vista”.

Infine il ritorno a casa: “Oggi è stata una giornata bellissima. Sono andato in bici, ho pedalato su strade che mi hanno riportato a ricordi emozionanti e non sono neanche morto”.


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