I trasporti in Brianza, convegno con Cgil, Cisl e Uil: «C’è un buco nero, è il Vimercatese»

«C’è un buco nero, è il Vimercatese»: è quanto emerso in occasione dell’incontro “Mobilità in Brianza” iniziativa promossa venerdì 17 settembre da Cgil, Cisl e Uil di Monza e Brianza e dalle categorie provinciali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti.
Un treno della linea M2
Un treno della linea M2

C’è un buco nero che spicca in Brianza. Un territorio vasto, praticamente un terzo della Provincia di Monza che, per usare le parole di Gigi Ponti, «non è servito da alcun treno, non ha un collegamento metropolitano e ha un servizio di trasporto su gomma scarso e totalmente assente nel fine settimana». È lo scenario emerse dalla tavola rotonda “Mobilità in Brianza” iniziativa promossa venerdì 17 settembre da Cgil, Cisl e Uil di Monza e Brianza e dalle categorie provinciali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. Dal punto di vista politico, chi ha dipinto un quadro a tinte fosche è stato proprio Ponti, consigliere regionale lombardo per il Pd: «Oggi la zona del Vimercatese è un buco nero. Dopo 25 anni c’è finalmente il progetto per realizzare una metrotranvia. Forse la soluzione più intelligente. Con questo piano riusciamo forse a dare una prospettiva di sviluppo a un’area che non ha niente. Scontiamo un ritardo spaventoso a livello infrastrutturale. Il servizio che abbiamo adesso è frutto di un’organizzazione figlia degli anni Novanta, con gare fatte vent’anni fa. Siamo in un ritardo spaventoso».

Ombre, ma anche luci. Sottolineate, nel suo intervento, da Daniele Barbone, presidente dell’agenzia tpl di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia: «In queste ultime settimane, con le prefetture, abbiamo lavorato sul piano di rientro nelle scuole della Brianza. Tante risorse sono state destinate dal Pnr per il trasporto pubblico, che ha beneficiato di potenziamenti significativi nelle fasce orarie di punta. Ma, è qui il rovescio della medaglia, il tpl manca di risorse strutturali per i servizi di base fuori dagli orari di punta della scuola. Siamo in difficoltà per questa schizzofrenia delle risorse affidate. Se potenzio fasce di punta e non gestisco quelle ordinarie, è un paradosso». Per quanto riguarda i potenziamenti a Monza e Brianza, Barbone ha snocciolato qualche dato: sono 29 i mezzi in più su base giornaliera in Provincia. si tratta di mezzi ulteriori rispetto a quelli a disposizione degli affidatari del servizio di tpl, si tratta di mezzi di compagnie private, soprattutto autobus da gran turismo.« Sono in pratica 20 corse in più, 2.900 km in più al giorno erogati dal tpl» ha spiegato Barbone.

I trasporti in Brianza, convegno con Cgil, Cisl e Uil: «C’è un buco nero, è il Vimercatese»
La foto è di qualche mese fa, febbraio, e mostra lo stato di avanzamento del cantiere per il prolungamento della M1 verso Monza

Una grande speranza per la Brianza arriva da…Milano. O, meglio, dall’estensione oltre i confini della “città-stato” delle linee della metropolitana. Perché se per la rossa a Bettola “siamo già in una fase avanzata di costruzione”, per Paolo Marchetti, direttore commerciale di Atm, «la vera svolta sarà l’estensione della M5. Ha già una naturale direzione verso Monza e arriverà tra il 2026 e il 2027, importanti saranno i finanziamenti garantiti dallo Stato (un miliardo) e dalla quota parte da Regione Lombardia e Comuni». Per quanto riguarda, invece, il prolungamento della M2 da Cologno a Vimercate, Marchetti ha sottolineato che c’è «interesse da parte dei Comuni e degli enti interessati ad avviare gli studi per approfondire il tipo di domanda che c’è sul territorio. Se immaginiamo una metropolitana leggera, un tram che avrà una capacità adeguata all’offerta, allora sarà più facile raggiungere questo obiettivo in maniera più veloce».

Chi vede il bicchiere mezzo vuoto, anche chi non vede proprio neanche il bicchiere, è Mauro Buffa, storica figura del comitato “HQ Monza”: «Il trasporto pubblico va male, malissimo. Come può l’Agenzia di bacino dei trasporti occuparsi di Milano,Pavia Lodi e Monza che sono realtà diverse con esigenze diverse? Non vanno bene i treni pendolari, troppo pochi e carrozze affollate. Non va bene il tpl perché abbiamo grandi autobus che circolano vuoti con frequenza insufficiente e itinerari contorti. Insomma, il trasporto è da rifare. Speriamo nella M5: sarà l’asse di forza attorno al quale costruire qualcosa di nuovo».

Giovanni Abimelech, segretario generale della Fit Cisl, ha scoperchiato un vaso di Pandora del settore: «La scarsa attrattività che ha, per i giovani, il venire in lavorare in grandi aziende del trasporto come Atm. Fare l’autista a Milano o a Monza significa guadagnare 1.250 euro al mese per un contratto full time o 850 euro per un part time. Se le aziende non saranno attrattive, andranno in crisi. Serve riconoscere ai lavoratori la giusta retribuzione. A Monza non si può vivere a 1.250 euro». E poi, sempre secondo Abimelech, «manca una regia politica dei trasporti. La programmazione dei servizi può farla l’Agenzia del trasporto, ma la progettazione non può essere in capo alle aziende, la deve fare la politica. Le aziende non possono pensare a che modelli di sviluppo debba avere la Lombardia nel tpl del prossimo futuro».