I medici di Monza e Brianza: «Troppo tempo fare i tamponi, così non fermiamo il contagio Covid»

L’ordine dei medici di Monza e Brianza duro sui tempi lunghi per eseguire il tampone per il Covid-19: «Così non fermiamo il contagio» avvisano. Inclusa una mamma con figlio leucemico ancora in attesa, nonostante la fragilità del bambino.
Il presidente dell’ordine dei medici di Monza e Brianza, Carlo Maria Teruzzi
Il presidente dell’ordine dei medici di Monza e Brianza, Carlo Maria Teruzzi Fabrizio Radaelli

«L’unica terapia utile per combattere questo virus è riuscire a tracciare le persone contagiate, accorciando drasticamente i tempi di esecuzione degli esami. I tempi di attesa per poter eseguire un tampone oggi sono troppo lunghi, e questo non va bene». A lanciare l’allarme è l’Ordine dei medici di Monza Brianza che denuncia un’eccessiva lentezza nell’esecuzione degli esami, dal momento in cui viene fatta la richiesta a quando le autorità sanitarie intervengono per accertare lo stato di salute di un sospetto Covid.

E così capita che anche pazienti per cui è stata fatta specifica richiesta da parte del medico di base non abbiano ancora potuto eseguire un tampone di controllo. «È successo a una signora che mostra sintomi simil influenzali – ha detto il presidetne Carlo Maria Teruzzi – Dieci giorni fa il medico ha fatto richiesta di un tampone ma fino a oggi (martedì sera, nds) non era stata ancora contattata. O ancora più grave, un’altra signora, mamma di un bambino leucemico, che si è sottoposta a test sierologico che ha evidenziato la presenza di anticorpi. Per lei il protocollo prevede che venga eseguito un tampone ma anche nel suo caso, nonostante la presenza in casa di un soggetto fragile come suo figlio, nessuno è ancora intervenuto», continuano dall’Ordine.

I medici sollevano perplessità anche in merito ai test sierologici. «Non c’è precisione nel tracciare i possibili contatti tra persone, in presenza di un soggetto positivo. Anche in questo caso denunciamo una latenza troppo ampia tra l’esecuzione del test e la comunicazione al medico di famiglia, che dovrebbe essere un elemento indispensabile per poter informare i propri pazienti del pericolo di un eventuale contagio. Il tracciamento dei contagi deve essere necessariamente perfezionato, per individuare nel minor tempo possibile i contatti. E poi è quanto meno discutibile che il Servizio sanitario di fronte a un simile problema di salute pubblica faccia pagare agli utenti il test sierologico».