I florovivaisti di Monza e Brianza dicono no alla cura del verde pubblico a volontari: «Schiaffo alla imprese già messe in crisi»

L’associazione presieduta da Tiziano Cozzaglio, titolare di una storica azienda di Biassono, si schiera per l’abrogazione dell’art.16 del Disegno di legge 2009, cosi come richiesto da Assofloro, anche «perché la norma, se fosse approvata, causerebbe danni enormi al verde delle città».
Tiziano Cozzaglio
Tiziano Cozzaglio

Anche l’associazione Florovivaisti di Milano, Lodi, Monza e Brianza, nella persona del suo presidente Tiziano Cozzaglio, titolare di una storica azienda di Biassono, si schiera per l’abrogazione dell’art.16 del Disegno di legge 2009, cosi come richiesto da Assofloro, «perché la norma, se fosse approvata, causerebbe danni enormi al verde delle città».

Martedì 2 marzo si è svolta l’audizione della Commissione Agricoltura del Senato in relazione all’esame del disegno di legge n. 2009 -Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico.

L’articolo 16 (Partecipazione dei cittadini alla cura del verde urbano) cita: «I Comuni possono adottare misure volte a favorire la partecipazione volontaria di associazioni di cittadini alla cura del verde urbano o rurale, su loro specifica istanza. A tale fine con propri atti i Comuni provvedono a semplificare le disposizioni che consentono l’accesso alle attività di cui al precedente periodo, individuandone forme di regolamentazione e limiti».

L’articolo 16, in sostanza, consentirebbe ai Comuni di ricorrere al volontariato per le attività di cura del verde pubblico.

«Sarebbe uno schiaffo alle imprese che si formano e che operano osservando le norme, tra tutte quelle della sicurezza- spiega Cozzaglio- Il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini nella gestione della cosa pubblica sono aspetti importanti, ma che nulla hanno a che vedere con la sostituzione del lavoro professionale con quello volontario. Il lavoro professionale nell’attività di cura del verde come peraltro già definito dall’art.12 legge 154/2016 che definisce gli standard formativi, professionali e di sicurezza del manutentore, è da salvaguardare. In passato abbiamo già visto i gravi danni causati da volontari nella potatura degli alberi e nella cura del verde che rasentano il danno erariale e danno ambientale a seguito del danneggiamento del patrimonio pubblico. Il rischio, se la legge dovesse essere approvata così come è adesso, è che venga “istituzionalizzato” il ricorso ai volontari per potature e altri interventi che richiedono, al contrario, formazione, specializzazione e professionalità. Questo annullerebbe tutti gli sforzi fatti negli anni per fare capire l’importanza di una gestione professionale del verde, cioè attraverso tecnici ed operatori formati che conoscono le esigenze delle piante dal punto di vista biologico e fisiologico ed operano di conseguenza, anche nel rispetto di tutte le norme relative alla sicurezza sul lavoro».

Per questo motivo e per «i rischi legati ad interventi improvvisati, anche dal punto di vista del rispetto delle norme sul lavoro, che potrebbero danneggiare le imprese del settore già messe a crisi dalla concorrenza sleale del lavoro sommerso», Assofloro ha chiesto l’abrogazione dell’Art.16. «Occorre ricordare che interventi non professionali o addirittura dannosi possono compromettere i servizi eco- sistemici forniti dal verde urbano» conclude Assofloro.