Giustizia monzese e Fase 2: il grido di allarme della Associazione Magistrati, rischio paralisi

Carenza di personale, dotazioni informatiche arretrate, spazi inadeguati e angusti in tribunale: «nel circondario monzese la ripresa avverrà a passo molto più lento delle aspettative». Lavoro da remoto tra mille carenze e difficoltà: appello al Ministero, al personale amministrativo e al Foro.
Il tribunale di Monza
Il tribunale di Monza

Cronica carenza di personale amministrativo, spazi inadeguati e angusti e quindi potenzialmente pericolosi per il rischio contagio, dotazioni informatiche arretrate: «La cosiddetta “fase 2” della Giustizia si avvierà, nel circondario di Monza, ad un passo assai più lento rispetto alle aspettative dei magistrati, degli avvocati e della cittadinanza» ha scritto in un comunicato l’Associazione nazionale magistrati, sezione di Monza, riferendosi alla situazione del Tribunale cittadino.

 «Già normalmente – si legge ancora nel comunicato – a Monza sono in servizio 98 persone, laddove da pianta organica (grandemente sottostimata) dovrebbero essere 150. Al momento, per disposizione di legge, il personale deve svolgere il proprio lavoro preferibilmente da remoto, con il risultato che meno di 50 unità (sulle 150 previste) possono contribuire alla ripartenza».

Rispetto agli spazi del tribunale di piazza Anita Garibaldi, poi: «il Palazzo di Giustizia e gli edifici connessi non dispongono di locali in quantità e qualità sufficiente a garantire lo svolgimento del lavoro al personale a pieno regime. Le aule e i corridoi sono per lo più angusti e fatiscenti, e tutti gli utenti, qualora si ritornasse a livelli di frequentazione abituali, sarebbero potenzialmente gravemente esposti al rischio di contagio».

 Lavoro da remoto? «Da una parte l’infrastruttura telematica (aule, punti rete, qualità della connessione) è carente quanto quella fisica – scrivono ancora i magistrati – Dall’altra la maggior parte degli applicativi obbligatoriamente utilizzati dal personale non risultano idonei».

La giustizia monzese, sempre secondo l’Associazione, è a rischio paralisi: per evitarla occorre che il Ministero intervenga al più presto per fornire dispositivi informatici e consentire l’accesso da remoto agli applicativi utilizzati dal personale, che il personale amministrativo: «si renda disponibile ad ulteriori forme di flessibilità quanto ad orario e modalità di lavoro» e che il Foro: «venga incontro all’Amministrazione per quella che sarà – per forza di cose – una mera parentesi». 

E a settembre? «Se non cambierà niente – concludono i magistrati – saremo nella grave situazione di dover scegliere tra un servizio mutilato ed una scommessa sulla salute di tutti quelli che varcheranno la porta del Tribunale.  E quest’ultima opzione è del tutto esclusa».