Giussano, ha rapito la figlia e l’ha portata in Tunisia: «Non so più nulla di lei», dice la madre

A Monza il processo nei confronti di un tunisino accusato di sequestro di persona per avere portato la figlia, quando era residente a Giussano, in Tunisia. La madre: «Non so più nulla di lei».
Monza Tribunale
Monza Tribunale Fabrizio Radaelli

«Ormai mia figlia sta crescendo in un paese arabo, non posso vederla su Skype, telefonarle, di lei non so quasi nulla». È lo sfogo di Marzia Tolomeo, 38 anni, di Briosco, reso davanti ai giudici del tribunale di Monza nel processo che vede il tunisino Hassen Abdelijelil, 42 anni, imputato di sequestro di persona e sottrazione di minori, ex cittadino di Giussano. La donna vive un calvario cominciato il 29 maggio 2011, quando il magrebino, suo ex compagno, ha approfittato del giorno di visita per vedere la piccola Martina, che oggi ha 10 anni, per portarla nel suo paese, la Tunisia. Ora la bambina è stata affidata da un tribunale tunisino al padre, con la possibilità per la mamma di vederla, ma solo recandosi nel paese nordafricano. Visite che la donna ha descritto come un incubo: «Ho aspettato per ore dopo essere stata fermata all’aeroporto, sono stata minacciata e insultata, ora vengo accompagnata da personale dell’ambasciata italiana, ma alle visite il padre fa di tutto per ostacolarmi; non sappiamo se Martina va a scuola, se fa le vaccinazioni, le regaliamo dei vestiti ma non glieli mette».

Sul banco dei testimoni, è passato anche il nonno della piccola, e anche il suo è stato un racconto sofferto.

In quei drammatici giorni alla donna era arrivato un messaggino con scritto “faccio tardi”, e poi una chiamata con un numero tunisino che aveva fatto prendere forma all’incubo. Nei giorni seguenti, erano arrivate le telefonate, i pianti della bimba, e i tentativi di far ragionare il papà, che però non erano serviti. Nei primi mesi del 2011, a gennaio, Marzia, suo papà e suo zio si erano recati in nordafrica, insieme ad un’interprete all’Ambasciata di Tunisi, come consigliato all’epoca dai legali della donna. Marzia e i suoi famigliari avevano seguito tutti i consigli del caso: davanti alla casa di Hassen era sceso solo l’interprete, mentre la giovane mamma e i suoi parenti erano rimasti all’interno della macchina.

Alla richiesta di far vedere la bimba a Marzia, Hassen aveva dato appuntamento davanti alla scuola, poco distante dalla sua residenza: ma qui, secondo quanto era stato riferito all’epoca, non era tornato non Martina, bensì con venti persone che avevano preso a botte l’interprete di 60 anni, mentre l’auto di Marzia era stata accerchiata da altre macchine. La donna, all’epoca, aveva rivolto un appello all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.Ora Abdelijelil è sotto accusa a Monza. Si torna in aula il 2 aprile, data in cui dovrebbe essere pronunciata sentenza.