Ferrovie, Balotta (Onlit): «La liberalizzazione per uscire dalla crisi in Lombardia»

La crisi di Trenord, secondo Dario Balotta, già responsabile dei trasporti di Legambiente ed ora presidente dell’Onlit (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti) è “l’esito di una crisi avviata con il matrimonio con le FS. A suo parere la liberalizzazione, come già avvenuto in Europa, «è la strada maestra per uscire dalla crisi e restituire dignità ai pendolari»
Una biglietteria Trenord
Una biglietteria Trenord

La crisi di Trenord, secondo Dario Balotta, già responsabile dei trasporti di Legambiente ed ora presidente dell’Onlit (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti) è “l’esito di una crisi avviata con il matrimonio con le FS. Dalla nascita di Trenord (sette anni fa), Regione e Trenitalia hanno sempre litigato sottobanco, impedendo economie di scala e di scopo grazie al perpetrarsi delle gestioni separate dei due rami ferroviari che si volevano integrare, le Nord e le FS. Gestioni aziendali consociative, contrarie a logiche industriali, hanno prevalso.

La conflittualità sindacale è stata da record, mentre si era promesso di ridurla e non è mai decollata l’efficienza dei trasporti in regione Lombardia mentre invece decollati i costi pubblici, tanto da portare il treno/Km a 20 euro, il doppio del costo di un treno di qualsiasi altra regione italiana gestita da Trenitalia” prosegue Balotta che critica poi il ruolo della Regione Lombardia “nello stesso tempo soggetto proprietario e gestore, programmatore dei servizi ferroviari e compratore degli stessi”.

La soluzione che propone “è nella liberalizzazione ferroviaria, che ha avuto successo in tutta Europa (N.d.R. ad esempio in Germania numerose linee ferroviarie minori non sono gestite dalla Deutsche Bahn ma da Arriva, una multinazionale dei trasporti pubblici su ferro e gomma), come strada maestra per uscire dalla crisi e restituire dignità ai pendolari e un servizio all’altezza della Lombardia”.

Viceversa le dichiarazioni dei politici regionali, in primis l’Assessore ai trasporti Terzi, paiono dare piena fiducia alla stessa Trenord che ha peraltro concorso a determinare, ad esempio non rimpiazzando il personale andato man mano in pensione, la situazione attuale e che sta sostanzialmente adattando il servizio ferroviario regionale alle proprie capacità industriali. Si spiega così come non solo non si accenni per nulla ad un affidamento di servizi, anche parziale, ad altre aziende ferroviarie (ad esempio la Tilo svizzera o la TPER dell’Emilia Romagna che hanno del materiale che rimane fermo in Lombardia per buona parte della giornata e che consentirebbero così a Trenord di far nel frattempo manutenzione al proprio) tanto che Trenord risolve il problema piuttosto chiudendo le linee.

Nella fase emergenziale, ammesso si possa definire tale una situazione che va avanti da parecchio tempo, non si ricorre ad alcuno dei provvedimenti peraltro già attuati in passato dalle stesse Ferrovie Nord (paradossalmente la stessa azienda che ha costituito Trenord) quando aveva preso a noleggio delle carrozze svizzere in mancanza delle proprie. Peraltro il problema dei treni, anche grazie a quelli che Trenitalia, sia pur in ritardo, sta inviando in Lombardia passa in second’ordine rispetto al personale mancante, quantificato nello stesso 5% di servizio che si vuol far sparire con le soppressioni di corse ed intere linee.