F1, #Morosininpista: Hamilton domina in Ungheria, per le Ferrari l’onta del doppiaggio

L’analisi del giornalista Nestore Morosini: Lewis Hamilton ha vinto per manifesta superiorità, per le Rosse solo Vettel a punti mentre Leclerc è giunto undicesimo. Ora un week-end di stop prima del doppio appuntamento di Silverstone, ma a Maranello sarà una situazione difficile da raddrizzare
La Mercedes di Bottas, giunto terzo dietro a Max Verstappen
La Mercedes di Bottas, giunto terzo dietro a Max Verstappen

Manifesta superiorità: nel baseball una situazione del genere determinerebbe la fine del match. Nel gran premio d’Ungheria Lewis Hamilton ha vinto per manifesta superiorità, la gara non è stata ovviamente sospesa e ha generato l’onta del doppiaggio subita dalle Ferrari di Leclerc e Vettel. Doppiaggio che Vettel aveva previsto, visto che dopo la gara ha detto: «Non è stata una sorpresa». Doppiaggio che ha messo fuori dai punti a Leclerc, undicesimo alla fine, costretto a una tattica di gara indecifrabile, con cambi gomme incomprensibili al punto da far sospettare che il tattico Ferrari abbia agito per tentativi, senza cioè un’idea ben precisa di quel che occorresse fare.

Una sconfitta, quella Ferrari, molto difficile da digerire che riporta molto, ma molto indietro negli anni. Una situazione anche molto difficile da raddrizzare, che ha origine nella scarsa disposizione, dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, a investire in materiali e in cervelli. La Ferrari di quest’anno, che avrebbe dovuto portare migliorie proprio in Ungheria, è quella che è, non ha margini di sviluppo, probabilmente risente nella mancanza dell’uomo adatto, del tecnico di gran valore che possa dare indicazioni precise su dove intervenire.

Penso che, nelle condizioni in cui si trova la monoposto Ferrari oggi, il mondiale 2020 non darà grandi soddisfazioni. Mi sorge, quindi, il sospetto che la presidenza Ferrari abbia sopravvalutato la situazione del team di formula 1,e che pensi di poter vendere le supercar che si fabbricano a Maranello anche se la Rossa non vince i gran premi. Lo stesso ragionamento venne fatto all’inizio degli anni ’90 e per le vendite della Ferrari le conseguenze furono disastrose.

Detto questo, la superiorità di Hamilton, alla sua ottava vittoria in Ungheria, 86 in totale, è stata schiacciante. Il campione del mondo non ha mai avuto problemi a condurre la corsa, addirittura con un vantaggio tale che a cinque giri dal termine è rientrato al box per cambiare gomme con l’obiettivo di conquistare il punto del giro veloce, centrato in pieno. Insomma, un martello pneumatico.

Non è solo la Mercedes 2020 lo spauracchio delle Ferrari. Anche Red Bull e Racing Point (che sono identiche, salvo i colori, alle Mercedes della passata stagione) le sono superiori sia in qualifica sia in corsa. Addirittura, Max Verstappen è stato protagonista di un incidente mentre stava raggiungendo la griglia di partenza, per poi scendere dalla macchina e aspettare il momento del via. Max ha perso il controllo della Red Bull, è finito contro le barriere danneggiando la sospensione sinistra e il musetto. In griglia, i meccanici Red Bull fatto un lavoro straordinario permettendo a Verstappen, che pensava già di non poter correre il gran premio, non solo di partire ma anche di arrivare secondo, davanti a Bottas e Stroll.

Si andrà, dal 2 al 9 agosto, a Silverstone per i GP d’Inghilterra e del Settantesimo della F1. Due gare su un circuito velocissimo e 14 giorni per, come ha detto Leclerc dopo la gara ungherese, “analizzare i dati, c’è ancora tanto da lavorare”. Leggo sul Corriere della Sera che a Torino si sta pensando di sostituire Mattia Binotto con Antonello Coletta, 54 anni, attuale capo del dipartimento Attività sportive. Sarebbe un errore nell’errore attuare una scelta dettata dalla necessità di risparmiare. Nel calcio, quando la situazione diventa critica e i risultati non arrivano, si esonera l’allenatore: e molte volte le cose cambiano. In formula 1, cambiare l’allenatore in corsa non serve a nulla, perché ad operare non sono i muscoli bensì i cervelli dei tecnici che sono ai suoi ordini. E, di sicuro, alla Ferrari sono questi che servono.

Un’ultima annotazione. Se non fosse stato per vedere a che giro le Ferrari sarebbero state doppiate, vedendo le riprese del GP d’Ungheria avrei fatto un sonnellino. Avevo finito il caffè e ho dovuto fare un grosso sacrificio per restare sveglio. Aiutato dai “wow”, “bravo”, “strepitoso”, che ogni tanto Marc e Carlo urlavano nel microfono all’indirizzo di Hamilton e Verstappen. Un po’ poco.