Esondazioni nella Valle del Lambro: la soluzione è nell’ex miniera di Brenno

Dal comasco e dal lecchese fino a Monza: stop alle esondazioni nella Valle del Lambro. L’ambizioso traguardo è quello che si taglierà venerdì con la sigla dell’accordo quadro per la Cava di Brenno: la trasformazione di una ex miniera in vasca di laminazione. L’intervista a Eleonora Frigerio, presidente del Parco.
cava di brenno: rendering opera
cava di brenno: rendering opera Signorini Federica

Dal comasco e dal lecchese fino a Monza: stop alle esondazioni nella Valle del Lambro. L’ambizioso traguardo è quello che si taglierà venerdì con la sigla dell’accordo quadro per la Cava di Brenno. Una giornata storica, nella quale il Parco regionale della Valle del Lambro, Regione Lombardia, il Comune di Costa Masnaga e Holcim Italia spa metteranno i contorni a un unicum mondiale: la trasformazione di una ex miniera in vasca di laminazione.

L’opera idraulica dovrebbe entrare in funzione nel giro di un anno e mezzo e servirà per ridurre la portata del maggiore affluente del Lambro, il Bevera, deviandone parte dell’onda di piena in caso di necessità.


«Ci lavoriamo da nove anni e finalmente ce l’abbiamo fatta, con l’impegno di tutte le parti coinvolte e nonostante si tratti di un’opera molto complessa» commenta Eleonora Frigerio, presidente del Parco della Valle del Lambro che da Regione Lombardia ha avuto mandato sia per la realizzazione del progetto, sia per la successiva gestione dell’area. Che occupa 208mila metri quadrati e sulla quale Regione investe 6 milioni e 714mila euro, necessari non solo per le opere di bonifica e recupero ambientale della zona, ma anche per l’accordo bonario con Holcim (attuale proprietaria dell’area, cede le proprie aree) e per la compensazione ambientale sul territorio (con somme destinate al Comune di Costa Masnaga, su cui insiste l’intera cava, e al Parco della Valle del Lambro).

Nella vasca potranno essere stoccati «fino a 1 milione e 800mila metri cubi d’acqua, benché quelli che ci servono per l’invaso sono solo 1 milione e 100mila – prosegue Frigerio -. Attualmente la cava ha una capacità di oltre 2 milioni di metri cubi, ma nel giro di una decina d’anni aggiungeremo materiale per alzare il fondo».

La laminazione sarà solo temporanea, perché «una volta finita la piena, l’acqua invasata nella ex cava (che non è in linea con il corso del fiume, nda) verrebbe ripompata e riversata gradualmente nel Bevera. Nei periodi di normalità, la vasca avrà comunque sul fondo un laghetto e sarà circondata da un grande parco fruibile dalla comunità, con tanto di piste ciclabili e aree attrezzate»; in continuità rispetto al già esistente “Parco del Brenno”.

Ma per afferrare in pieno il valore dell’opera in questione è necessario allargare il campo visivo su una triade di progetti, che oltre a quello sulla ex cava comprende «la ristrutturazione del Cavo Diotti, che regola il lago di Pusiano e dunque la portata del Lambro, e la realizzazione della zona di esondazione controllata di Inverigo / Nibionno / Veduggio, che verrà ultimata entro l’estate – spiega la presidente del Parco -. Parlando di prevenzione delle emergenze, ciò che otteniamo con questi 3 progetti è un traguardo incredibile: nel giro di un anno e mezzo, non ci saranno più casi di esondazione in tutta la Valle del Lambro. Tutti gli episodi di cui sentiamo parlare annualmente nei periodi di grandi piogge, non ci saranno più». Una sola potrebbe essere l’eccezione: «La piena duecentennale, la cui copiosità non siamo sicuri di poter gestire».

La giornata, sancendo la disciplina dei rapporti tra gli enti coinvolti nel progetto e l’accordo bonario per la cessione delle aree di Holcim, dà concretamente avvio al cronoprogramma delle opere: entro la fine dell’estate la redazione del bando per la realizzazione dell’opera idraulica, l’inizio dei lavori entro fine anno, la conclusione degli stessi (con messa in azione dell’opera) per metà 2019. A breve ci sarà anche l’approvazione del progetto definitivo in conferenza di servizi. Nel frattempo, il privato sta già mettendo in sicurezza i fronti della cava, che essendo in marna sono molto friabili.