«Esasperato perché lei troppo disinvolta», i giudici gli riducono la pena per stupro

Vimercate: è quanto riportano i giudici di Corte d’Appello nelle motivazioni della sentenza che abbassa di sei mesi la pena stabilita nei confronti di un 63enne (da cinque anni col rito abbreviato a quattro anni e quattro mesi).
Il Tribunale di Milano
Il Tribunale di Milano

L’atteggiamento “troppo disinvolto” della compagna, considerato il “contesto degradato” in cui viveva la coppia attenua “l’intensità del dolo” dell’imputato, un 63enne romeno che a giugno 2019 aveva violentato e massacrato di botte la donna all’interno di una casa-roulotte parcheggiata in un campo di Vimercate.

E’ quanto riportano i giudici di Corte d’Appello nelle motivazioni della sentenza che abbassa di sei mesi la pena stabilita nei confronti dell’uomo (da cinque anni col rito abbreviato a quattro anni e quattro mesi). Notizia riportata dal Corriere della Sera e poi ripresa da più testate. A salvare la donna (di 20 anni più giovane) ci avevano pensato i carabinieri, grazie all’allarme segnalato dalla figlia della donna, che da Bari, durante una telefonata con la madre, si era accorta che questa stava subendo violenze.

In un «contesto familiare degradato» e «caratterizzato da anomalie quali le relazioni della donna con altri uomini», per i giudici l’intensità del dolo è attenuata dal fatto che l’uomo «mite» fosse stato «esasperato dalla condotta troppo disinvolta della donna». Stile di vita «che aveva passivamente subìto sino a quel momento». La difesa aveva fatto leva sulla «eccessività del trattamento sanzionatorio». Accogliendo le tesi del difensore Monica Sala sul dover tenere conto del «contesto familiare e sociale», per i giudici «vale la pena di ricordare» che quel contesto «era caratterizzato da anomalie quali le relazioni della donna con altri uomini, dall’imputato quasi favorite o comunque non ostacolate» finché lei «rimase incinta di un altro soggetto».

Inoltre, stando a quanto sostiene la difesa, «emerge» che l’imputato è «soggetto mite e forse esasperato dalla condotta troppo disinvolta della convivente, che aveva passivamente subìto sino a quel momento». Il che, «se certo non attenua la responsabilità», per i giudici «è tuttavia indice di una più scarsa intensità del dolo, e della condizione di degrado in cui viveva la coppia».