Enpa compie 150 anni (fondata da Garibaldi): ecco la storia della sezione di Monza e Brianza

Passato, presente e futuro dell’Enpa Monza e Brianza in occasione delle recenti celebrazioni nazionali per i 150 anni dell’ente. L’atto di nascita in città nel 1940 grazie a don Baraggia. Il presidente Riva: «La nostra è una sezione pilota».
Monza Giorgio Riva
Monza Giorgio Riva Fabrizio Radaelli

Giorgio Riva sfoglia l’album dei ricordi, «perché la festa di Enpa è anche la festa dell’Enpa monzese». E allora un salto indietro nel tempo, al primo aprile di 150 anni fa e alle due lettere «che hanno cambiato la vita degli animali del nostro paese», spiega il presidente della Onlus.

La prima è di una nobildonna inglese, lady Anna Winter, che sollecita Giuseppe Garibaldi a costituire una società di protezione degli animali in Italia. La seconda è datata primo aprile 1871: Garibaldi incarica il suo medico e amico Timoteo Riboldi di occuparsi della tutela e della difesa delle specie animali nel Paese.
A questa data, un secolo e mezzo fa, viene fatta risalire la costituzione della più antica società zoofila italiana: a Torino i tre fondano la “Società protettrice degli animali contro i mali trattamenti che subiscono dai guardiani e dai conducenti”.

Enpa compie 150 anni (fondata da Garibaldi): ecco la storia della sezione di Monza e Brianza
Monza Giorgio Riva: un recupero dal fiume Lambro inquinato dal gasolio sversato dalla Lombarda Petroli di Villasanta nel 2010

A lady Winter si affida la presidenza onoraria e Garibaldi viene iscritto come socio fondatore. L’anniversario viene festeggiato con un francobollo emesso per l’occasione per Poste Italiane dall’Istituto poligrafico e zecca dello Stato, con una cartolina celebrativa e con una medaglia, copia dell’originale che i primi soci si appuntavano al bavero nel 1871.

Negli spazi della sala conferenze del rifugio di via San Damiano è stata allestita una bacheca con alcuni cimeli garibaldini. Ad affiancarla una piccola mostra fotografica sulla nascita e sui primi anni dell’Enpa monzese, così che «volontari e visitatori del canile abbiano conoscenza della storia della nostra associazione e se ne sentano partecipi e orgogliosi».

Una storia che a Monza prende il via nel 1940 per volontà di don Giuseppe Baraggia, cappellano degli alpini, maestro organista del duomo, insegnante di musica e amante degli animali.

«Fino al 1979 Enpa è un ente morale di diritto pubblico sotto il controllo del Ministero degli Interni, poi diventa ente di diritto privato», precisa Riva. E a Monza, intanto, cosa succede? «Nei primi anni Settanta si vive un momento di difficoltà: dalla sede di via Solera passa in quella di via Enrico da Monza. Solo nei primi anni Duemila e grazie a un generoso lascito – anticipa – ci trasferiremo in via Lecco 164, dove ancora hanno sede i nostri uffici».

È in quel periodo che Riva, trentenne, si avvicina a Enpa: «C’erano molte cose da sistemare, anche da un punto di vista organizzativo. Nel 1979 mi eleggono presidente: una carica che conservo ancora oggi. In questi anni tante cose sono cambiate. Intanto è stata fondamentale, per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, la trasmissione “Qua la zampa”, che per tre anni, dal 1978 al 1981, è andata in onda su Tele Monza Brianza. La svolta è arrivata con l’affidamento a Enpa della gestione del canile municipale di via Buonarroti, nel 1983.
«Una struttura che abbiamo ingrandito un po’ alla volta fino al 2015, quando ci siamo trasferiti nel rifugio di via San Damiano».

Giuridicamente Onlus dal 2004, Enpa Mb conta oggi sei dipendenti e oltre 200 volontari. Si prende cura di tutti gli animali che possono bussare alle sue porte: cani e gatti, ma anche erbivori e nidiacei, per fare qualche esempio.

«Come centro di recupero si tratta di un unicum: a livello nazionale per Enpa la nostra è una sezione pilota».
E se già tanto è stato fatto grazie anche alla collaborazione di parecchie amministrazioni comunali, a Riva, che da poco ha spento 73 candeline, altri sogni da realizzare non mancano: «La costruzione a Concorezzo di un canile per il recupero di animali da laboratorio, sensorialmente deprivati, e la creazione, all’interno del parco, di un centro per il recupero degli animali selvatici».