Droga, l’identikit dei clienti del bosco dello spaccio alla stazione Groane di Cesano

Chi sono e da dove vengono i frequentatori del bosco dello spaccio davanti alla stazione Groane a Cesano Maderno. L’identikit da otto mesi di controlli della polizia locale: 250 persone identificate, il 30% da Cesano, ma in arrivo da tutta la provincia e dalla Lombardia. Compresi minorenni, un pizzaiolo, un nonno con nipote.
SPACCIO CESANO
SPACCIO CESANO Cristina Marzorati

Duecentocinquanta persone identificate in 8 mesi, tra marzo e dicembre 2017, il 30 per cento sono donne e altrettanti sono i tossicodipendenti residenti a Cesano Maderno. Numeri che fanno impressione quelli registrati dal comando della polizia locale nel bosco dello spaccio davanti alla stazione Groane, dove entrano quasi quotidianamente due agenti svolgendo un servizio di disturbo agli spacciatori.

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Qui s’incrocia di tutto: studenti, impiegati, disoccupati. Dal Parco delle Groane passa letteralmente un mondo di assuntori di sostanze stupefacenti. Tra i clienti gli agenti hanno identificato persino un siriano del 1994 originario di Aleppo, già la città principe simbolo della distruzione dell’Isis. Molti poi i clienti provenienti dall’est europeo, dal Senegal, dal Marocco. Non mancano nemmeno gli svizzeri. La maggior parte però arriva dal circondario.

Il 30 per cento è di Cesano Maderno, appunto; ci sono poi seregnesi, desiani, abitanti di Lissone. Il boschetto della droga richiama clienti da Lodi, Pavia, Cremona, Sondrio. Ad incentivare gli spostamenti è il treno e poi il prezzo a cui viene venduta la roba. Ormai si sa che nel bosco delle Groane alle porte del Villaggio Snia uno spinello costa al massimo 2 euro, mentre per una dose di eroina ce la si cava con 15-20 euro e la partita è chiusa.

Negli otto mesi di monitoraggio gli agenti hanno raccolto le storie più disparate. Nel boschetto tra rifiuti e siringhe infilzate nei tronchi è entrato anche un diciannovenne. Zainetto in spalla imbottito di curriculum, invece di bussare alla porta di qualche azienda, si è infilato una siringa nel braccio. Tra i clienti non mancano ex imprenditori edili, persino un nonno con un nipote.

Gli spacciatori all’interno sono spavaldi. Abili nel non farsi trovare mai con la droga addosso, hanno organizzato attorno a loro una rete di galoppini per rifornirsi di cibo e in generale di tutto quello di cui hanno bisogno. Gli uomini della locale una volta hanno fermato un pizzaiolo, che portava agli spacciatori il pranzo a domicilio. È stato identificato e davanti alle divise della polizia locale ha ammesso di essere un cliente.

Nell’orrore dei boschi delle Groane purtroppo sono finiti anche due minorenni, uno di sedici anni e uno prossimo alla maggiore età. In tutti questi mesi d’attività gli agenti hanno scoperto che gli spacciatori si costruiscono dei bivacchi dotati di tavolini, tende, capanni dove ripararsi da pioggia, vento, freddo e neve. Per scaldarsi? Non si fanno assolutamente problemi a tagliare gli alberi. I ceppi vengono poi accatastati e dati alle fiamme. Il danno è duplice: vengono feriti alberi magari giovani e si rischiano incendi alimentando focolai in vari punti. In questo caso non potrebbe intervenire anche il Parco delle Groane con le proprie guardie? Se un cittadino comune tagliasse gli alberi senza autorizzazione, cosa rischierebbe?