Droga e prostituzione a Milano e Monza: presa banda albanese, otto uomini in carcere

Finanziavano il traffico di cocaina obbligando donne rumene a prostituirsi tra Milano e Monza: la polizia di Stato ha arrestato otto uomini di una banda albanese.
Prostitute a Monza
Prostitute a Monza Radaelli Fabrizio

Un clan familiare, ben organizzato, pressoché impenetrabile grazie ai vincoli di parentela: eppure la polizia di Stato è riuscita a trovare tutti gli elementi necessari per portare otto uomini della banda in carcere. L’accusa: traffico internazionale di droga e sfruttamento della prostituzione. Ed era proprio lo sfruttamento di alcune donne rumene a finanziare gli investimenti in cocaina.

L’operazione è stata portata a termine dalla squadra mobile della Questura di Milano, che ha collaborato con la polizia albanese attraverso il servizio per la cooperazione Internazionale di polizia: il risultato è l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Monza per otto cittadini albanesi considerati responsabili di traffico di sostanze stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. La polizia ha eseguito anche una serie di perquisizioni che hanno portato al sequestro di un appartamento, di due conti correnti e due auto di proprietà degli indagati.

Tutto è iniziato nell’aprile 2017: allora gli agenti hanno fatto partire indagini grazie ai risultati di altri processi penali portati avanti dalle procure di Monza e di Treviso. La convinzione degli investigatori era di essere di fronte a un gruppo di criminali molto organizzati e affiatati grazie alla parentela: sono tutti della stessa famiglia e arrivato dalla città albanese di Lezhe. Stando ai risultati dell’inchiesta il clan importava in Italia con ogni carico tra i 15 e i 20 chili di cocaina che poi rivendeva a prezzo maggiore in porzioni di mezzo, uno e due chili ancora a connazionali ritenuti affidabili e distribuiti in tutta la Lombardia.

L’acquisto delle partite di cocaina veniva finanziato sia grazie agli incassi della droga sia grazie allo sfruttamento della prostituzione: gli uomini della banda obbligavano sei o sette donne di origine rumena a lavorare nelle strade dell’hinterland milanese e nella provincia di Monza: ciascuna incassava fra i 3 e i 4mila euro a notte ed era obbligata a versarli al clan criminale. Il territorio sotto il loro controllo era presidiato e difeso anche con la violenza.