Disastro di Pioltello, due anni dopo il ricordo della strage. I pendolari alla Regione: «Dossier sulla sicurezza delle ferrovie»

Sabato 25 gennaio si è tenuta una toccante cerimonia in occasione del secondo anniversario del grave incidente ferroviario di Pioltello dove trovarono la morte tre donne e decine di persone restarono ferite. I pendolari
Un momento della commemorazione delle vittime della strage di Pioltello di sabato 25 gennaio 2020
Un momento della commemorazione delle vittime della strage di Pioltello di sabato 25 gennaio 2020

A due anni dalla tragedia di Pioltello (quando il regionale Cremona Milano delle 5.43 all’altezza di Seggiano di Pioltello, dopo la stazione di Pioltello-Limito è deragliato dal binario a causa di uno spezzone di rotaia” di 23 centimetri” che si è spezzato), sabato 25 gennaio, si è tenuta la cerimonia di commemorazione presso la stazione ferroviaria. La cerimonia di commemorazione si è aperta con la posa di una corona di fiori in memoria delle tre donne morte nell’incidente, Alessandra Giuseppina Pirri, Ida Maddalena Milanesi e Pierangela Tadini, seguita dal Silenzio. «Anche oggi, a due anni dall’incidente di Pioltello, il nostro primo pensiero va alle signore Giuseppina, Maddalena e Pierangela, ai loro cari, ai feriti di quel giorno, a tutte le persone che vivono in questo territorio attraversato dalla ferrovia. È un pensiero di vicinanza e anche di rispetto per la loro richiesta di un servizio efficiente e puntuale, oltre che sicuro. Questo è e resta il nostro impegno, ogni giorno»: sono le parole di Marco Piuri, amministratore delegato di Trenord, che questa mattina ha partecipato alla commemorazione che si è tenuta a Caravaggio.

Disastro di Pioltello, due anni dopo il ricordo della strage. I pendolari alla Regione: «Dossier sulla sicurezza delle ferrovie»
Un’immagine del treno deragliato



Il ricordo dei pendolari

Anche i pendolari hanno voluto ricordare il triste anniversario: «Quella mattina la fatalità è diventata tragica realtà. Quel treno che correva verso Milano, ha finito la sua corsa in mezzo ad un campo e le nostre pendolari in un attimo hanno perso tutto, vite, sogni e speranze. Non dimentichiamo oltre le vittime, i 97 tra feriti gravi e lievi che hanno subito traumi psicologici e disturbi da stress come indicato nell’inchiesta. Il mondo politico regionale e nazionale si è assunto due grandi impegni, che non possono essere assolutamente disattesi: vicinanza alle vittime e ai feriti della strage, non solo verbale ma anche nei fatti; garantire ai viaggiatori il diritto di viaggiare in sicurezza».

Disastro di Pioltello, due anni dopo il ricordo della strage. I pendolari alla Regione: «Dossier sulla sicurezza delle ferrovie»
Un’immagine del treno deragliato

Le richieste

I comitati pendolari della Lombardia e i rappresentanti dei viaggiatori «chiedono pertanto – si legge in una nota – a Regione Lombardia, nella persona del presidente Attilio Fontana, all’assessore ai Trasporti e all’intero Consiglio regionale di portare al primo consiglio regionale, un dossier sullo stato della rete Lombarda, con le criticità ancora presenti e quelle risolte; il diritto alla sicurezza sui treni deve essere garantito senza se e senza ma. Le nostre pendolari che hanno perso la vita, non devono essere ricordate solo per le statistiche della sicurezza e degli incidenti. Le persone non sono numeri, sono vite: valori inestimabili che i loro famigliari non avranno mai più indietro».

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Un’immagine del treno deragliato


Lo stato dell’inchiesta

La procura di Milano ha contestato la responsabilità di dipendenti e tecnici Rfi (una dozzina le persone coinvolte) e dell’Agenzia Nazionale per la sicurezza delle Ferrovie. Negli ultimi giorni, però, è stata accolta la richiesta dell’avvocato Ennio Amodio, legale di Rfi, di consentire ai propri consulenti di effettuare una serie di accertamenti su quel che resta del treno coinvolto nell’incidente del 25 gennaio 2018.. Nell’istanza presentata si chiede di procedere con verifiche su eventuali problemi, non riscontrati dagli esperti nominati dai pm, relativi al funzionamento dell’impianto di frenata del convoglio. La tesi difensiva pare dunque chiara, scaricare la colpa dell’incidente da Rfi a Trenord, cui compete la manutenzione del materiale rotabile.