Dimesso dall’ospedale con un timpano sfondato l’autista di Net aggredito a Monza

Punti di sutura e un timpano sfondato: così è stato dimesso dall’ospedale San Gerardo l’autista di Net aggredito alla fine di luglio su una corsa da Vimercate a Monza. I colleghi chiedono più sicurezza sui mezzi: «Mettete i tornelli per salire».
Il terminal degli autobus in piazza Castello a Monza
Il terminal degli autobus in piazza Castello a Monza

È stato dimesso dall’ospedale l’autista della linea Z321 preso a pugni un mese fa da un passeggero extracomunitario. Con diversi punti di sutura in volto e la perforazione del timpano, dopo il grande spavento adesso monta la rabbia dei colleghi che chiedono maggiore sicurezza e controlli. Affinché il normale turno di lavoro non termini in pronto soccorso. «Mi sono messo a piangere quando ho saputo dell’aggressione – spiega un autista che da molti anni lavora sui mezzi monzesi – Non è possibile vedere una persona che lavora onestamente ridotta in quello stato. Ho visto il suo volto tumefatto, ridotto in un bagno di sangue da un passeggero che non è ancora stato arrestato».

Non si era fermato a far salire l’amico di un passeggero e arrivato al capolinea è stato preso a pugni e calci: questa, molto probabilmente, la causa dell’aggressione subita lo scorso 27 luglio da un conducente della Net che nel tardo pomeriggio, alla guida della linea Z321, da Vimercate si dirigeva a Monza. E proprio alla fermata di Vimercate è salito il nordafricano. Durante il tragitto l’uomo ha chiesto al conducente di fermarsi perché aveva visto un amico che voleva salire sull’autobus ma, come da regolamento, l’autista ha proseguito il suo percorso. Arrivato al capolinea di Monza piazza Castello il conducente ha fatto scendere tutti i passeggeri. Poi si è diretto al parcheggio degli autobus dove è stato raggiunto dal nordafricano che lo ha aggredito con calci e pugni. Immediato l’arrivo di altri colleghi della Net giunti in soccorso dell’autista con il volto tumefatto dalle botte, mentre l’aggressore è riuscito a scappare.

Con l’autista ferito in convalescenza, i colleghi chiedono all’azienda più controlli facendo emergere un generale sentimento di insicurezza e la paura che quanto accaduto un mese fa possa nuovamente ripetersi. «Faccio questo lavoro da molti anni – continua il conducente – ma è la prima volta che accadono episodi di questo tipo». Insomma battibecchi e magari qualche parola di troppo ci stavano. Ma passare alle mani con aggressioni vere e proprie che hanno portato un autista in ospedale con la perforazione del timpano è tutt’altra storia.

«Negli ultimi sei anni l’aggressività dei passeggeri è salita alle stelle – prosegue – Non è una questione di razzismo, parlo sia di utenti italiani che di utenti stranieri. La gente è esasperata anche a causa del peggioramento del servizio con corse saltate, corse in ritardo, cattiva comunicazione di cambi di tragitto. E i primi a pagare lo scotto siamo noi». L’autista ha un’idea di come, in parte, si potrebbe risolvere il problema.

«Naturalmente non possiamo pensare di mettere un carabiniere su ogni mezzo – precisa – Ma si potrebbero scremare gli utenti installando i tornelli all’ingresso, davanti all’autista». Come succede all’estero: chi sale mostra l’abbonamento, timbra il biglietto e se non ce l’ha lo acquista direttamente dal conducente. «In questo modo si potrebbero bloccare quei volti poco raccomandabili – continua – Non è un grande investimento di denaro per l’azienda, ma sono certo che in parte aiuterebbe a diminuire gli episodi di aggressione». E anche a rimpolpare le casse dell’azienda. «Ormai è normale non pagare il biglietto dell’autobus – precisa – Invece con i tornelli si è obbligati ad acquistarlo e a timbrarlo».

E anche in tema di sicurezza l’autista è certo che, con i tornelli, i malintenzionati difficilmente riuscirebbero a salire. «Verrebbero bloccati – precisa – E sono sicuro che una diffusa educazione di persone che pagano il biglietto sarebbe un deterrente per allontanare i malintenzionati». Ma sulla questione sicurezza la paura tra gli autisti è ancora dilagante. «Quello accaduto al nostro collega è un fatto molto grave – conclude – Ma purtroppo le aggressioni verbali e spesso anche fisiche sono all’ordine del giorno, rendendo difficile lo svolgimento sereno del nostro servizio».