Da tendopoli a baraccopoli: ecco la ex Diefenbach di Monza

A luglio lo sgombero dopo un servizio del Cittadino che raccontava la tendopoli nell’ex Diefenabach di Monza: quattro mesi dopo la tendopoli è diventata una baraccopoli.
Monza: la ex Diefenbach
Monza: la ex Diefenbach Fabrizio Radaelli

Come in un qualsiasi campeggio, le tende si alternano alle casette di legno. Sono disposte ordinatamente, a distanza regolare le une dalle altre. Sono tende dall’apertura e dalla chiusura rapida, singole oppure grandi abbastanza da accogliere anche tre o quattro persone, e sono “case mobili” con tanto di maniglie alle porte.

Chi ha deciso di occupare l’ex Diefenbach per l’inverno ha voluto attrezzarsi: ha allestito nelle viscere dell’area dismessa una vera e propria città, a oggi abitata almeno da una sessantina di nomadi. Le operazioni di trasloco hanno preso il via settimana scorsa. Nel tratto terminale di via Borgazzi il via-vai era costante e non passava inosservato: c’erano interi furgoncini da scaricare. Bianchi, dai vetri oscurati, targati Polonia e Romania. Erano colmi di assi di legno e di pannelli di plastica. Parcheggiati di fronte all’ex Diefenbach, venivano scaricati da una catena di uomini. Si passavano le assi e i pannelli di mano in mano: gli ultimi anelli della catena provvedevano a trasportarle negli spazi più interni dell’azienda, dismessa ormai da decenni, che in passato produceva frantoi, presse e filtri per olio.

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Terminate le operazioni di scarico, durate un paio di giorni, gli uomini hanno dato il via a quelle di assemblaggio. I lavori, così, sono continuati a ritmi serrati. E hanno completamente trasformato gli interni della vecchia fabbrica, facendola somigliare a una vera e propria cittadella: alle “vie” che hanno ricavato al suo interno mancano solo i numeri civici. La cancellata d’ingresso è rotta in più punti: al “fortino” si accede facilmente. E se nel corridoio centrale si nota solo una baracca, quasi una guardiola, una sorta di portineria, la situazione si ribalta completamente percorrendo il corridoio di destra.

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Al suo ingresso un grande fuoco accoglie e riscalda chi torna a “casa”. Alle sue spalle le file di tende e di baracche di legno e di plastica si srotolano per tutta la lunghezza dell’enorme spazio. A interrompere l’ordinato susseguirsi di soluzioni abitative di tutto rispetto, soprattutto per le dimensioni, pentole e vivande e bucato steso a vecchi fili di ferro e appeso a vecchi ganci. I rifiuti, di qualsiasi tipo, sono accatastati nello spiazzo che si apre sulla sinistra del corridoio centrale: radiatori, ruote di automobili, ferraglia, bottiglie, scarti alimentari. Da quel punto si accede all’altra ala dell’ex fabbrica: uno sguardo rivela subito altri quartieri, più periferici, della cittadella.