Da Seveso al Ghana per lanciare la sfida al morbo di Parkinson

Serena Caronni, biologa nutrizionista sevesina doc, racconta le esperienze da ricercatrice in Ghana per insegnare a uomini e donne dei villaggi africani come affrontare il morbo di Parkinson. Sfruttando le risorse del territorio.
Seveso Serena Caronni
Seveso Serena Caronni

Ha l’Africa negli occhi Serena Caronni. Lo si nota tutte le volte che racconta della sua “spedizione” in Ghana. Delle sue giornate in ospedale, a insegnare a uomini e donne dei villaggi africani che il morbo di Parkinson può essere curato. Sfruttando le risorse del territorio.

Serena, sevesina doc di 27 anni, entra ancor prima di laurearsi in Biologia applicata alle scienze della nutrizione nel team del professor Gianni Pezzoli, presidente della Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson e direttore del Centro Parkinson dell’azienda ospedaliera Gaetano Pini di Milano. Ci resta anche dopo laureata. È tra quei corridoi che sente per la prima volta parlare di progetti scientifici in Africa.

«Ricordo che già dai primi giorni le mie colleghe mi spiegavano del lavoro che facevano nei villaggi del Ghana – racconta – Non desideravo altro».

Pochi mesi dopo anche lei è tra le ricercatrici dello studio clinico sull’utilizzo della pianta tropicale Mucuna Pruriens per curare i pazienti affetti dal morbo di Parkinson.
«Si è capito che i semi di questa pianta che cresce in tutte le zone tropicali, e quindi anche in Africa, hanno gli stessi principi attivi dei farmaci che utilizziamo noi in Italia, e che gli africani nella maggior parte dei casi non possono permettersi», spiega.

Secondo lo studio clinico, infatti, i semi possono essere acquistati a prezzi bassissimi ai mercatini locali, dove vengono venduti come fertilizzante. I pazienti spendono in media solo 12 dollari all’anno per acquistare il proprio fabbisogno di semi. In più la pianta è molto diffusa tanto da crescere ai lati delle strade.

Ha ancora l’Africa negli occhi. Nell’ultimo anno ci è andata due volte in Ghana. Là, da una unica nutrizionista del centro, studia le piante e insegna a medici e farmacisti a preparare la polvere di Mucuna lavorando i semi. È appena tornata, il 9 settembre, dalla sua seconda “spedizione” africana. E le emozioni sono ancora tutte vive.

«In quegli ospedali vedi realizzarsi dei veri e propri miracoli. Gente, che completamente paralizzata dalla malattia, cammina poco dopo aver preso il farmaco. Uomini, di villaggi lontani, che fanno magari anche 100 chilometri in motorino pur di curarsi. Cosa non assolutamente scontata in Ghana». Intanto la ricerca prosegue: «Abbiamo avuto ottimi risultati in breve periodo sui pazienti, ora stiamo lavorando su come stabilizzare la cura anche nel lungo periodo».

Ricerca e ancora tanta ricerca. Tutta firmata Italia. Serena Caronni, infatti, è una delle ragazze che ha deciso di non fuggire all’estero per studiare e lavorare. Anzi, le sue radici sono ben ancorate a Seveso. Qua con ottobre ha aperto il suo ambulatorio privato dopo aver lavorato un anno a Meda. Il suo motto cambia di una vocale il famoso detto di Feuerbach e chiede: “sai ciò che mangi?”.