Crisi dei medici specialisti, le previsioni: nel 2025 in Lombardia ne mancheranno 2mila

Pochi medici specialisti: in Lombardia, dicono le previsioni, nel 2025 ne mancheranno quasi 2mila. Il caso Monza e la situazione: parlano i professionisti.
L’ingresso dell’ospedale San Gerardo di Monza
L’ingresso dell’ospedale San Gerardo di Monza Fabrizio Radaelli

L’allarme è stato lanciato in estate da Anaao Assomed, il sindacato dei medici in Lombardia: entro il 2025 solo nella nostra Regione mancheranno 1.921 medici specialisti. Le carenze principali riguarderanno pediatria con 510 unità, anestesia e rianimazione con un ammanco di 315 unità, la chirurgia generale con 159, la psichiatria con 165, la medicina dell’emergenza e urgenza con 177, igiene e medicina preventiva con 127 e la medicina interna con ben 377 medici in meno nel Sistema sanitario nazionale.


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Il problema è in realtà nazionale e complesso. I nodi stanno venendo al pettine solo ora con un aumento dei pensionamenti di “quota 100” e un aumento della domanda di salute da parte di una società che invecchia. Ma sindacati e associazioni di categoria lo dicono da anni: bisogna modificare il percorso di accesso alla professione.

I dati più aggiornati sul problema della carenza di medici specialisti prevedono che nel 2025 ci saranno 16.700 medici specialisti in meno. La carenza si sentirà soprattutto in alcune regioni e per alcune specializzazioni, prime fra tutte la medicina d’urgenza (quella dei pronto soccorso) e pediatria e poi anestesia e rianimazione, chirurgia generale, medicina interna e cardiologia. Le cinque regioni che risentiranno di più della mancanza di medici secondo le previsioni di Anaao sono la Sicilia (2.251 medici mancanti nel 2025), il Piemonte (2.004), la Lombardia (1.921), poi la Toscana (1.793) e la Puglia (1.686).

Il problema non è tanto il numero chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina, ma l’imbuto che si crea dopo i sei anni di studio quando, a fronte di 10mila laureati in medicina in un anno, i posti per la specializzazione erano (fino allo scorso anno) solo 6mila, aumentati a 8mila quest’anno.

Si corre ai ripari ora anche con ipotesi fantasiose come quelle della Regione Veneto che ha richiamato in servizio medici pensionati e ora sta pensando di assumere medici nel corso della specializzazione. L’utilizzo degli specializzandi e il loro ruolo è al centro dei tavoli di confronto. «Per noi sono vitali – spiega Marcello Costa Angeli, dirigente medico al San Gerardo e rappresentante Uil- a Monza sono il nostro braccio destro e ci consentono di andare avanti senza affogare. La media di 200 ore di media di straordinari è già alta, ma è un dato attutito dalla presenza di specializzandi».

«La situazione a Monza è più pesante per il personale infermieristico, ma non c’è vera carenza di personale medico perché il nostro è un ospedale universitario che ha un certo appeal – prosegue Costa Angeli – Però è vero che ci sono contratti diversi, alcuni a tempo determinato che dopo un certo periodo dovrebbero essere assorbiti o allontanati. E infine ci sono i contratti a libera professione che riempiono i vuoti che si vengono a creare con i pensionamenti in attesa che la Regione sblocchi i fondi per nuove assunzioni». La soluzione per il medico sindacalista deve evolvere in altro modo: «Gli ospedali piccoli devono chiudere – dice – probabilmente non c’è vera carenza di medici, ma medici mal utilizzati. Creando ospedali grandi si può investire in personale e attrezzature».

L’altra idea riguarda l’utilizzo degli specializzandi che per Costa Angeli sono «medici a tutti gli effetti» e , dopo un percorso di studio di sei anni e il superamento dell’esame di Stato, dovrebbero essere assunti dagli ospedali. «All’estero non funziona come da noi – prosegue Costa Angeli – In altri Paesi gli specializzandi godono di più autonomia, come era ai nostri tempi: crescevamo professionalmente lavorando all’interno di un ospedale con regolare contratto. Adesso invece un medico dopo la laurea affronta una specializzazione di altri sei o sette anni e se tutto va bene inizia a lavorare a 35 anni. E quando mai riuscirà a raggiungere la pensione?».

In Asst Monza (San Gerardo e ospedale di Desio) infermieri e personale ausiliario hanno indetto venerdì scorso una giornata di sciopero generale lamentando la carenza di personale. Ma come è la situazione del personale medico? «Erano 773 i medici in servizio nel 2018 – spiega il direttore generale Mario Alparone – e a fine 2019 il nostro piano delle risorse umane prevede un turnover completo e quindi circa lo stesso numero di medici».

Di questi non tutti sono a tempo indeterminato, perché esistono contratti anche a tempo determinato e di libera professione «ma di valore e dimensione poco significativa – spiega il dg – rispetto al complesso dei dati degli strutturati». La carenza di medici a livello nazionale ha certamente delle ripercussioni a livello locale: «Le procedure a tempo determinato e a tempo indeterminato evidenziano una situazione di difficoltà di reperire medici a livello nazionale che si riflette anche a livello locale – prosegue Alparone – tra le figure più difficili da reperire vi sono cardiologi, diabetologi, radiologi, oculisti, internisti, pediatri, ortopedici, ginecologi. Attualmente stiamo facendo concorsi a tempo indeterminato per pediatri, geriatri, internisti, neuropsichiatri, dermatologia, ginecologia, oculisti, psichiatri, anestesisti».

E poi: «Essendo la Asst di Monza sede universitaria e considerata un centro di specializzazione medica di secondo livello (il più complesso secondo la gerarchia del ministero) incontriamo qualche difficoltà in meno».