Cresce la scuola Jedi di Monza: ecco chi allena la forza

Cresce il corso di spada laser nato nella palestra dell’istituto Dehon: sono quindici allievi di Gauci Macar (Giorgio Gaudino) nella scuola Jedi di Monza. «Quando si impugna l’arma e si indossano gli abiti si smette di essere ciò che si è durante il giorno e ci si cala nel proprio personaggio», racconta.
Monza: corso spada Jedi
Monza: corso spada Jedi Fabrizio Radaelli

Il suo nome è Gaugi Macar, arriva da una galassia lontana, ed è uno jedi. Quando non impugna una spada laser è Giorgio Gaudino, 41 anni di Monza, sposato e padre di due bimbi. «Ho sempre amato la fantascienza, il genere fantasy e soprattutto la saga di Guerre Stellari – racconta – In quella storia c’è tutto: il cavaliere, la principessa, gli eroi, i buoni e i cattivi. E il mio personaggi preferito era ovviamente Luke Skywalker».


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Crescendo la passione non si è mai sopita ma è rimasta contenuta, fino a quando «la forza che era in me è uscita prepotente». È allora che Giorgio scopre la Jedi Generation, l’accademia di spettacolo che si ispira ai combattimenti di Star Wars più popolare d’Italia, e inizia il suo addestramento. Da due anni e mezzo è lui stesso istruttore, dopo essere stato formato nella sede di Lecco dell’accademia.

«Non avevo mai maneggiato una spada di alcun tipo in vita mia, ma dopo aver seguito le prime tre lezioni del corso di spada laser ho capito che quello era ciò che avrei voluto fare».

Sono una quindicina gli allievi di Gaugi Macar. L’appuntamento è nella palestra dell’istituto Dehon, il lunedì sera e il venerdì. A promuovere i corsi è la scuola Kobudo Brianza (kobudobrianza.it) che ospita Giorgio Gaudino e i suoi allievi.

«Il mio allievo più giovane ha solo sei anni, fino a quelli di 44 o 45. Sono tutti appassionati di Star Wars, gente che di giorno è poliziotto, pasticcere, parrucchiere, ricercatore. A ciascuno chiedo impegno e rispetto».

Come ogni maestro jedi anche Gaugi Macar costruisce da sé le spade, forgiate in alluminio e policarbonato, capaci di illuminarsi (grazie alla luce emanata da led di terza classe deviata da una lente di rifrazione) ma senza suoni, niente componenti elettroniche. Il fascio di luce è quello tradizionale: rosso per indicare il lato oscuro (i cattivi come Darth Vader e Palpatine o Darth Maul), blu, verde o giallo per le armi dei buoni (il lato chiaro di Luke Skywalker, Obi Wan Kenobi, Yoda).

Il corso base dura cinque anni durante i quali agli apprendisti jedi vengono insegnate tecniche di spada, un po’ di acrobatica e, ovviamente, recitazione. «Quando si impugna la spada e si indossano gli abiti si smette di essere ciò che si è durante il giorno e ci si cala completamente nel proprio personaggio. Ed è per questo che ad ogni allievo chiedo di crearsi un abbigliamento e inventarsi un nome di battaglia». Dopo i primi cinque anni ne seguono altri quattro di perfezionamento. «Io credo nella forza, non la si può vedere, ma del resto nemmeno l’elettricità riusciamo e vederla eppure sappiamo che esiste. E se c’è la forza c’è anche il suo lato oscuro. E sono tante le persone che avvicinano a questa disciplina perché desiderano diventare sith, cavalieri sedotti dal lato oscuro della forza».

Intanto la saga è tornata al cinema. “Gli ultimi Jedi” che in originale è “L’ultimo Jedi” è il titolo dell’ottavo capitolo ufficiale di Guerre stellari: la serie prosegue dopo “Il risveglio della forza” che ha introdotto i personaggi di Kylo Ren e Rey e dopo l’episodio intermedio di “Rogue one” che ha raccontato come i piani della Morte nera siano arrivati ai ribelli, la premessa per cucire la trilogia nuova (i capitoli 1-3) a quella storica (4-6) in cui Luke, Han Solo, Chew Bacca e Ben Kenobi sconfiggono l’imperatore.