Covid: l’Asst Monza procede con la terza dose di vaccino per il personale sanitario

Un sistema di sorveglianza interno, la terza dose booster, uno studio per capire sotto quale soglia di anticorpi sarà necessaria: così il San Gerardo prosegue la battaglia al Covid. Con gli occhi puntati ai prossimi quindici giorni.
Covid: l’Asst Monza procede con la terza dose di vaccino per il personale sanitario

C’è qualche raro caso di infezione da Covid tra il personale sanitario dell’ospedale San Gerardo. «Il sistema di sorveglianza messo in atto – spiega Paolo Bonfanti, direttore delle Malattie Infettive a Monza – ha messo in luce qualche caso, ma si tratta di persone che si sono curate a casa e non hanno avuto bisogno di ricovero, proprio perché il vaccino protegge dallo sviluppare forme gravi e dalla morte».

In ospedale per gli operatori che lavorano con i pazienti più a rischio (in oncologia o ematologia, per esempio) sono sottoposti periodicamente a tampone e si sta pensando di estendere questa possibilità a tutti gli operatori. «Naturalmente c’è anche un sistema di controllo – spiega Bonfanti – per cui l’operatore che manifesta dei sintomi deve segnalarlo e sottoporsi a tampone».

In questi giorni, in modo molto rapido, tutto il personale sanitario della Asst Monza sta comunque procedendo alla terza dose booster direttamente all’interno dell’azienda ospedaliera. «Si tratta di una dose di rinforzo – prosegue Bonfanti – che deve essere effettuata a sei mesi dall’ultima dose. Lo dicono le indicazioni degli enti superiori che si basano su dati epidemiologici. In Israele, per esempio, hanno notato una ripresa dei contagi a sei mesi dal vaccino e per questo si è deciso di procedere con la terza dose con questa tempistica».

All’ospedale Niguarda di Milano un laboratorio interno testa anche la risposta anticorpale tra gli operatori sanitari per verificare il numero di anticorpi rimasti a sei mesi dal vaccino: «Si tratta di uno studio a fini di ricerca – prosegue Bonfanti – ma, indipendentemente dal risultato, si stanno vaccinando tutti. Mi auguro che si arrivi presto a capire sotto quale soglia sia necessario un richiamo come avviene per esempio nei casi di Epatite B, ma al momento non abbiamo questo dato».

Anche il team guidato da Bonfanti sta partecipando ad uno studio europeo in questa direzione coinvolgendo un piccolo gruppo di sanitari.

Sulla crescita del numero dei contagi non c’è troppa preoccupazione nelle parole dell’esperto: «Il virus circola un po’ di più e siamo passati da 2.000 casi al giorno a 6mila in Italia – spiega – ma in ospedale non abbiamo ancora il riflesso di questo aumento. Probabilmente un aumento dei ricoveri è da aspettarsi tra due settimane, ma sono certo che non avremo, grazie alla vaccinazione, i numeri dello scorso anno quando, di questi tempi, i ricoverati erano oltre 120».