Covid, all’ospedale San Gerardo di Monza i ricoverati salgono a 157: c’è un dato nuovo della variante Omicron

Salgono a 157 i pazienti ricoverati per covid all’ospedale San Gerardo di Monza, +45 in una settimana. Il professor Bonfanti analizza la situazione e spiega un dato nuovo della variante Omicron: “È sempre maggiore anche il numero delle persone positive al test, ricoverate per patologie diverse dal Covid, senza segni di polmonite attiva”.
Ospedale san Gerardo
Ospedale san Gerardo Fabrizio Radaelli

Salgono a 157 i pazienti ricoverati per Covid all’ospedale San Gerardo di Monza. Sono cresciuti di 45 unità in una settimana (erano 112 all’aggiornamento del 3 gennaio).

Si trovano: 122 nel reparto di Malattie Infettive, 11 in Pneumologia, 13 in Terapia intensiva, 8 in Sub intensiva, 3 in altri reparti. L’età media è di 70 anni.

Nell’ultima settimana sono diminuiti gli accessi al pronto soccorso, ma sono aumentati i pazienti con sintomatologia Covid e i successivi ricoveri: sono 1.485 le persone che si sono rivolte al pronto soccorso (erano state 1.630), di queste 313 con sintomi (erano 274) e 78 ricoverate (dato settimana precedente: 53).

Nove i pazienti deceduti.

“Il numero dei pazienti ricoverati è salito sensibilmente rispetto alla settimana precedente e questo dato riflette l’andamento epidemico che sta interessando Regione Lombardia, dove sta crescendo il numero dei malati ricoverati nei reparti ordinari ma sale un po’ meno impetuosamente il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva, segno che la protezione garantita dai vaccini, sul rischio di evoluzione verso la malattia grave, funziona”, spiega il professor Paolo Bonfanti, direttore Unità operativa di Malattie Infettive.

C’è anche un dato nuovo: “È sempre maggiore anche il numero delle persone positive al test, ricoverate per patologie diverse dal Covid, senza segni di polmonite attiva. Questo è l’aspetto totalmente nuovo di questa quarta ondata caratterizzata da variante Omicron, molta contagiosa e quindi molta diffusa nella popolazione anche in modo asintomatico. Gli ospedali si devono quindi attrezzare a gestire l’epidemia in modo diverso”.