Coronavirus, in Lombardia obbligo di mascherine per uscire di casa e non solo: cosa dice la nuova ordinanza in vigore fino al 13 aprile

LEGGI L’ordinanza - Diverse le disposizioni previste dalla nuova ordinanza regionale in vigore da domenica 5 aprile al 13 aprile: l’obbligo di uscire da casa soltanto con naso e bocca coperti con una mascherina, ma anche di consegna a domicilio per l’acquisto di fiori e piante.
Il sindaco di Monza Dario Allevi
Il sindaco di Monza Dario Allevi Fabrizio Radaelli

L’obbligo di uscire da casa soltanto con naso e bocca coperti con una mascherina o, in mancanza d’altro con una sciarpa o un foulard. Ma non solo. Sono diversi i divieti e e le indicazioni previsti dalla nuova ordinanza regionale in vigore in Lombardia da domenica 5 aprile (firmata il 4 aprile dal presidente Attilio Fontana) fino al 13 aprile.

LEGGI il testo dell’ordinanza in vigore fino al 13 aprile

Il primo punto del documento con le misure per il contenimento della diffusione del coronavirus, alla scadenza del precedente, prevede appunto che «ogni qualvolta ci si rechi fuori dall’abitazione, vanno adottate tutte le misure precauzionali consentite e adeguate a proteggere sé stesso e gli altri dal contagio, utilizzando la mascherina o, in subordine, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca, contestualmente ad una puntuale disinfezione delle mani».

Le altre novità riguardano i negozi. In aggiunta alle attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità, già individuate dai precedenti documenti, è consentito il commercio al dettaglio di articoli di cartoleria e forniture per ufficio esclusivamente all’interno degli esercizi commerciali individuati dal decreto dell’11 marzo.
Mentre il commercio al dettaglio di fiori e piante è consentito esclusivamente con la modalità della consegna a domicilio.
Possono riaprire le casette dell’acqua (se così hanno deciso i sindaci) e i distributori di latte, sempre nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro, mentre rimane vietato il commercio attraverso distributori automatici.

Nei giorni festivi e prefestivi è vietata la vendita di computer, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni,elettronica di consumo audio e video, elettrodomestici in esercizi non specializzati; apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni (ICT) in esercizi specializzat; articoli per l’illuminazione; ferramenta, vernici, vetro piano e materiale elettrico e termoidraulico; ottica e fotografia.

Sono sospesi i mercati coperti, i mercati scoperti e le fiere, sia per il settore merceologico alimentare che non alimentare.

Gli esercizi commerciali devono mettere a disposizione dei clienti guanti monouso e soluzioni idroalcoliche per disinfettare le mani prima dell’ingresso.
Rimane consentito l’accesso a un solo componente per nucleo familiare (fatta eccezione per la necessità inderogabile di portare minori,disabili o anziani). Ed è poi raccomandata la misurazione della temperatura in ingresso.

Per chi presentasse sintomi da infezione respiratoria e temperatura corporea superiore a 37,5 gradi è obbligatorio rimanere nell’abitazione di residenza (o domicilio) limitando al massimo i contatti sociali e contattando il proprio medico curante.

Tra le disposizioni confermate,quella di svolgere individualmente attività motoria nelle immediate vicinanze dell’abitazione e comunque a distanza non superiore a 200 metri e nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona; l’obbligo di rimanere a 200 metri dall’abitazione con l’animale di compagnia per le sue necessità fisiologiche (e rispettando le distanze di sicurezza) e il divieto di assembramenti di più di 2 persone nei luoghi pubblici o aperti al pubblico.

«Da domenica 5 e fino al prossimo 13 aprile, restano in vigore le misure restrittive già stabilite per l’intero territorio lombardo lo scorso 21 marzo con ordinanza regionale – dice una nota di Regione Lombardia – In particolare il documento regionale conferma la chiusura degli alberghi (con le eccezioni già in vigore), degli studi professionali, dei mercati e tutte le attività non essenziali. Inoltre, sarà possibile acquistare articoli di cartoleria all’interno degli esercizi commerciali che vendono alimentari o beni di prima necessità, già aperti. Sarà anche possibile la vendita di fiori e piante solo con la consegna a domicilio. L’ordinanza del presidente della Regione introduce anche l’obbligo per chi esce dalla propria abitazione di proteggere se stessi e gli altri coprendosi naso e bocca con mascherine o anche attraverso semplici foulard e sciarpe. Gli esercizi commerciali al dettaglio già autorizzati (di alimentari e di prima necessità) hanno l’obbligo di fornire i propri clienti di guanti monouso e soluzioni idroalcoliche per l’igiene delle mani».

Intanto sono 440mila le mascherine in corso di distribuzione alle varie Province lombarde e ai volontari di Protezione civile che operano sul territorio regionale. In particolare, 360mila mascherine e altrettante paia di guanti monouso sono destinate alle Province – e da queste ai Centri Operativi Comunali – mentre ai volontari andranno complessivamente 80mila mascherine e altrettante paia di guanti.

Il ritiro del materiale avviene dal magazzino di Rho/MI gestito da Areu (Azienda Regionale Emergenza Urgenza). Ogni provincia ritira presso il magazzino la dotazione assegnata. I volontari di Protezione civile supporteranno le Agenzie di Tutela della Salute (ATS) ritirando anche il loro materiale e consegnandolo direttamente ai loro magazzini.

In dettaglio il numero di mascherine destinate ai volontari Protezione Civile: Bergamo, 10.000; Brescia, 10.000; Como, 5.000; Cremona, 6.000; Lecco, 4.000; Lodi, 5.000; Mantova, 6.000; Milano, 10.000; Monza e Brianza, 5.000; Pavia, 5.000; Sondrio, 4.000; Varese, 5.000; Colonna Mobile Regionale, 5.000. In totale 80.000 pezzi.

Destinate alle province (Centri Operativi Comunali): Bergamo, 50.000; Brescia, 50.000; Milano, 10.000; Como, 18.000; Cremona, 25.000; Lecco, 15.000; Lodi, 20.000; Mantova, 15.000; Milano (Città Metropolitana), 80.000; Monza-Brianza, 25.000; Pavia, 20.000; Sondrio, 12.000; Varese, 20.000. In totale 360.000 pezzi.

Il messaggio finale, in ogni caso, è “state a casa”: «Il nostro impegno deve proseguire se no tutto lo sforzo sarà vanificato e i numeri ricominceranno a peggiorare. Insisto, non uscite di casa , se non nelle condizioni autorizzare e lecite» dice il presidente Fontana.