Coronavirus: ecco perché non si riesce a fare la spesa online

Lo spiega Esselunga: in pochi giorni la richiesta di spesa alimentare online è passata dall’1% del totale al 20%, il sistema non ha retto. Ecco perché non si riesce a fare la spesa online, mentre la grande distribuzione si riorganizza.
Code di sicurezza all’ingresso di uno store Esselunga
Code di sicurezza all’ingresso di uno store Esselunga

In tanti ci hanno provato: computer aperto, il sito di un supermercato, la lista della spesa alla mano e il tentativo di mettere prodotti nel carrello. Poi il passaggio alla cassa virtuale per farsi consegnare la spesa a domicilio. E un paio di settimane di attesa per poterla avere. Possibile? Possibile.

Il motivo lo ha spiegato Esselunga, attraverso la voce dell’amministratore delegato Sami Kahale, che ha spiegato come il mercato online alimentare, in Italia, si attesti di solito attorno all’1%. Vale per il marchio nato in Brianza come per gli altri, ovviamente: e le catene della grande distribuzione che fanno il servizio sono attrezzate per rispondere a questa domanda.

« I mercati più avanzati in Europa e nel mondo si attestano tra il 4% e l’8%. In Esselunga siamo al 4% e le richieste ricevute in questi giorni ci portano sopra al 20%, cinque volte il livello attuale»: insomma: in una settimana le richieste si sono quintuplicate. «È evidente che nessuno può soddisfare un balzo percentuale del genere. I tempi di consegna si stanno assestando sulle due settimane. Per questo abbiamo definito un limite di una spesa per cliente per settimana e sono già in atto potenziamenti di natura straordinaria sulle preparazioni delle spese e sulla logistica. Vista l’eccezionale situazione, abbiamo avuto, e non escludiamo di avere nei prossimi giorni, delle criticità nell’area di Milano. Ci scusiamo per qualsiasi disservizio creato e ringraziamo la nostra clientela per la pazienza e la comprensione. Ricordiamo, comunque, che non esistono problemi di approvvigionamento su tutta la nostra rete».