Coronavirus, cosa chiede la Regione Lombardia ancora al governo

Presidente della Regione Lombardia, sindaci e unione delle province chiedono al governo misure ancora più restrittive. Ecco quali. Il Pd regionale
Coronavirus Regione Lombardia sindaci in teleconferenza
Coronavirus Regione Lombardia sindaci in teleconferenza Chiara Pederzoli

Il presidente della Regione, Attilio Fontana, i sindaci dei capoluoghi della Lombardia, il presidente dell’Anci Lombardia e quello dell’Upl si sono di nuovo confrontati nel pomeriggio di venerdì 20 marzo per chiedere al governo ulteriori restrizioni per contenere la diffusione del coronavorus. «Una serie di proposte che, qualora non si ritenesse opportuno applicare in tutto il Paese, venisse comunque attuata nell’intera Lombardia», dice il presidente regionale.

Le proposte inserite nel documento inviato al Governo, molte delle quali confermano quanto già previsto dall’ultimo DPCM, si propone rimangano in vigore fino al 30 aprile.

Tra queste: la sospensione dell’attività degli Uffici Pubblici, fatta salva l’erogazione dei servizi essenziali e di pubblica utilità;
– la sospensione di tutti i mercati settimanali scoperti cittadini;
– la sospensione delle attività inerenti ai servizi alla persona (fra cui tabaccai, parrucchieri, barbieri, estetisti);
– la chiusura delle attività degli studi professionali salvo quelle relative ai servizi indifferibili;
– il fermo delle attività nei cantieri temporanei;
– la chiusura dei distributori automatici cosiddetti ‘h24’ che distribuiscono bevande e alimenti confezionati;
– il divieto di praticare sport e attività motorie svolte all’aperto, anche singolarmente.
– Aperte farmacie, parafarmacie ed edicole: ma deve essere in ogni caso garantita la distanza di sicurezza interpersonale di un metro.

«È un fronte compatto quello con cui la Lombardia chiede al Governo di porre in essere nuove stringenti limitazioni, ulteriori restrizioni per contrastare la diffusione del Coronavirus – sottolinea Fontana – Abbiamo inviato al Governo una serie di proposte che, qualora non si ritenesse opportuno applicare in tutto il Paese, venisse comunque attuata nell’intera Lombardia. I dati sull’emergenza sanitaria ci impongono di agire nel minor tempo possibile: solo con un’ulteriore azione di contenimento dei contatti interpersonali possiamo cercare di invertire una tendenza sempre più grave».

È comunque nei poteri del presidente della Regione disporre misure più restrittive, lo ha sottolineato il Pd Lombardia: «Nessuno spazio alle polemiche e a campagne pretermine, ma massima fermezza nel richiamare Regione Lombardia e il governatore Fontana alle proprie responsabilità sulle ulteriori misure restrittive che si ritiene necessario adottare, come già fatto da Zaia in Veneto e Bonaccini in Emilia-Romagna, e per garantire agli operatori sanitari di operare in sicurezza, a partire dalla realizzazione dei tamponi e dalla distribuzione dei dispositivi di protezione individuale che ogni giorno la Regione riceve dalla Protezione civile».