Coro di proteste per la chiusura del pronto soccorso di Giussano

Coro di proteste per la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale Borella di Giussano che da lunedì 13 luglio non sarà più accessibile. Gli utenti dovranno rivolgersi a Carate Brianza o Desio.
I cartelli che annunciano la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Giussano
I cartelli che annunciano la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Giussano Attilio Pozzi

Dai cittadini pollice verso alla chiusura del pronto soccorso dell’ospedale Borella di Giussano. La notizia che da lunedì 13 luglio non sarà più possibile recarsi all’unità dedicata alle emergenze non piace per niente alla gente, ai giussanesi in primis ma non solo.
Basti pensare a chi risiede nelle vicine cittadine di Arosio e Carugo. Per loro era automatico recarsi a Giussano vista la vicinanza geografica. C’è chi arriva anche da qualche comune più in là, ma arrivare a Giussano rimane meno complicato che recarsi altrove. È il caso di Pietro Villa e Graziella Colombo, due coniugi residenti a Meda.

«Sono del tutto contrario alla soppressione di un servizio così importante – ha detto il signor Pietro – Noi abitiamo a Meda e venire a Giussano è più immediato per noi che non andare a Carate o a Desio, dove, in passato, non so quanto tempo abbiamo atteso per poter essere visitati. Questo è davvero un problema e sulla salute delle persone i tagli non andrebbero mai fatti».

Ancora più decisa la moglie Graziella: «È una vergogna – queste le sue parole – Le persone, se hanno bisogno, devono poter essere assistite vicino a casa almeno per le emergenze. A Desio le attese sono lunghissime e chissà come diventeranno con la chiusura del Pronto soccorso di Giussano. Gli ospedali piccoli non andrebbero toccati».

Un problema non da poco soprattutto per le persone anziane: «Spesso accompagno mia mamma – queste le parole della figlia Eva Nespoli – Vive a Giussano, ha ottant’anni. Fino ad oggi, quando non potevo andare con lei, anche a piedi poteva recarsi in ospedale. Certo che se deve andare in un altro paese, non sarà più possibile. Bisognerebbe davvero che chi prende determinate decisioni tenesse davvero veramente in considerazione i i reali bisogni delle persone. Non tutte hanno le stesse possibilità né possono spostarsi in autonomia».

Dello stesso parere per Marita Toma di Birone: «È davvero una grande disagio per noi, figuriamoci per chi non è autonomo, per i parenti o i genitori anziani. Purtroppo, però, mi pare di capire che le cose siano già decise a svantaggio nostro».

Dello stesso parere Domenico Mele e Loredana Gison: «Noi siamo degli affezionati del pronto soccorso, era veramente importante per la nostra famiglia, ma immaginiamo sia la stessa cosa per moltissime altre. È vero che Desio non è lontano, ma sicuramente le attese saranno maggiori e non è cosa da poco per chi vi si dovesse recare frequentemente».

Intanto Marco Bosio, 52 anni, dal 2012 direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera di Desio e Vimercate, da mercoledì, si è trasferito a Roma alla direzione del Policlinico universitario “Agostino Gemelli”, il maggior polo sanitario della Capitale. Bosio, laurea in Medicina, classe 1953, prima di arrivare in Brianza era stato direttore sanitario aziendale della Fondazione Irccs San Matteo di Pavia (dal 2007 fino alla fine del 2011) dopo quattro anni trascorsi a Lecco come direttore della struttura complessa.
Contestualmente, Giovanni Materia è stato nominato direttore sanitario facente funzione dell’azienda ospedaliera.

Materia attualmente è in servizio in qualità di direttore medico del presidio ospedaliero complesso di Carate Brianza, ruolo che manterrà in aggiunta al nuovo incarico.