Cornate d’Adda, sta bene l’uomo punto da un calabrone: «Sono vivo grazie a chi mi ha aiutato»

«Ringrazio chi mi ha aiutato»: è a casa e sta bene l’uomo di 63 anni di Porto d’Adda punto da calabrone mentre correva lungo l’alzaia che costeggia l’Adda e finito in ospedale a Bergamo in codice rosso.
Cornate d’Adda puntura calabrone
Cornate d’Adda puntura calabrone Marco Testa

È a casa e sta bene l’uomo di 63 anni di Porto d’Adda punto da calabrone mentre correva lungo l’alzaia che costeggia l’Adda e finito in ospedale a Bergamo in codice rosso. I fatti risalgono alla scorsa settimana.

«Correvo lungo la riva del fiume quando all’altezza del Golf mi sono imbattuto in una pianta caduta – racconta Pierino Caiani – Quando l’ho superata ho sentito un grande dolore al gomito e ho capito subito cosa fosse successo, in passato sono stato apicoltore, e sapevo che quella non poteva essere altro che una puntura di calabrone. Ho fatto un’altra ventina di metri in avanti, ma poi ho capito che c’era qualcosa che non andava e sono tornato indietro».

La velocità di pensiero e di gamba hanno permesso a Pierino di evitare il peggio: «Nel tornare indietro ho sentito un forte rumore di insetti e ho visto che un vero e proprio sciame era uscito dall’albero e mi stava puntando. Ho iniziato a correre a perdifiato, ma mi sono reso conto che qualcosa non andava: la vista mi si stava annebbiando e la gola era quasi come mi si stesse chiudendo, ma non mi sono fermato fino a quando non ho sentito che lo sciame aveva smesso di seguirmi. Arrivato alla centrale Esterle mi sono seduto e subito dopo mi sono ritrovato a terra. Ho perso completamente la cognizione del tempo».

Fondamentali i soccorsi prestatigli da alcuni passanti: «Alcuni ragazzi che mi hanno visto hanno chiamato i soccorsi, io ormai non ero più lucido. Quando sono arrivato all’ospedale di Bergamo i medici hanno detto che ero salvo per minuti. Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato, è grazie a loro se sono ancora vivo».