Commercio, verso un nuovo anno orribile a Monza: «L’emorragia di negozi ora è un fenomeno serio»

L’annus horribilis dei commercianti di Monza è stato il 2017, ma i dati della Camera di Commercio non sono positivi per il 2018: 108 le imprese al dettaglio chiuse l’anno scorso, già 50 quest’anno tra gennaio e giugno. Cos’è successo in città e il perché secondo l’analisi dei protagonisti: Unione commercianti, Confesercenti, Comune.
Monza Commercio
Monza Commercio Fabrizio Radaelli

L’annus horribilis per Monza è stato il 2017: i numeri parlano chiaro e non mentono, soprattutto se si tratta di elaborazioni realizzate dalla Camera di commercio di Milano, Monza e Brianza e Lodi. C’è però da dire anche questo: se il trend, nella seconda parte del 2018, continuerà a viaggiare sugli stessi binari della prima parte dell’anno, quello che stiamo vivendo potrebbe essere considerato, alla fine, un annus altrettanto horribilis: 108 le imprese attive nel commercio al dettaglio in città che hanno chiuso i battenti nel corso del 2017 e già 50 quelle che hanno abbassato la serranda tra gennaio e giugno 2018.


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L’escalation, dopo il picco registrato nel 2014, con 99 imprese cessate nel corso dell’anno, sembrava essersi arrestata: carte alla mano, sono state 88 le attività nel commercio al dettaglio cessate l’anno successivo, nel 2015, e 85 quelle chiuse nel 2016. Il tracollo nel 2017. E, ora, il 2018 sembra procedere sulla stessa lunghezza d’onda: 13 le attività che nel primo semestre di quest’anno hanno smesso di vendere abbigliamento, calzature, fiori e piante, medicinali e usato, 8 le imprese che non si occupano più di commercio al dettaglio ambulante e 7 quelle che non si occupano più prodotti alimentari, tabacco e bevande.

Tra i più penalizzati, negli ultimi tre anni e mezzo, sicuramente l’abbigliamento e le calzature: 148 i negozi che, in totale, non esistono più. In controtendenza, invece, gli esercizi che vendono “apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni”: solo due quelli che hanno chiuso nel primo semestre del 2018, un dato in linea con quelli degli anni precedenti.

Reggono bene anche le imprese che smerciano “carburante per autotrazione”, ovvero le pompe di benzina e le stazioni di servizio: tra quelle attive, nel 2016 nessuna ha chiuso e nel 2018, al momento, l’hanno fatto solo in due. Tra tante cessate attività, ci sono state anche diverse aperture.

Gli unici dati al momento disponibili dalla Camera di commercio parlano di iscrizioni ai cosiddetti macro settori di attività: quello relativo al commercio al dettaglio, che comprende anche il commercio all’ingrosso e la riparazione di autoveicoli e motocicli, ha contato tra gennaio e giugno 2018 almeno 58 nuove iscrizioni – almeno, perché tra le imprese che hanno avviato la propria attività potrebbe essercene qualcuna che, ancora, non ha comunicato il proprio codice Ateco.

Una fotografia nitida, però, si può scattare grazie ai numeri che raccontano, in dettaglio, quali siano le imprese attive al 30 giugno 2018: 386 i negozi che vendono abbigliamento, calzature, medicinali, fiori e piante e 184 gli ambulanti. 183 le imprese che commerciano prodotti alimentari, tabacco e bevande e 74 i supermercati e i grandi magazzini. E, ancora: 107 le attività che vendono prodotti per uso non domestico (mobili, tessuti, ferramenta) e 98 quelle che si occupano di libri, giornali, giocattoli, cd e dvd.

Chi c’è e chi no.
Il rientro dalle ferie è sempre accompagnato da sorprese. Ecco allora che percorrendo le vie pedonali del centro salta all’occhio in via Vittorio Emanuele la chiusura della storica profumeria Franca: al suo posto è già aperto un centro della catena “Epilate” specializzato nella depilazione laser. Poco oltre altro cambio della guardia. Dove c’era il parrucchiere Jean Louis David è arrivato Isacco Divise, un negozio specializzato in abbigliamento professionale con in vetrina tutto per cuochi e camerieri. Lavori in corso (ma loro scrivono “work in progress”) da Jeckerson Jeans , marchio dell’abbigliamento casual. Poco oltre sul lato opposto molti genitori rimpiangeranno la chiusura di “Du pareil au même” che oltralpe è sinonimo di abiti coloratissimi e di qualità. Lo spazio occupato dal negozio per l’infanzia è stato subito preso da Liu Jo che ingrandisce il punto vendita con altre due vetrine. Infine, giunti in prossimità dell’arengario, una sorpresa è la chiusura del negozio di abbigliamento Casati che da anni proponeva abbigliamento femminile. In via Carlo Alberto grandi fogli di carta da pacco chiudono alla vista le vetrine di Vergelio, storico marchio di calzature, mentre di fronte l’ottica Salmoiraghi e Viganò ha riaperto dopo i lavori di ristrutturazione dei locali. In via Italia invece Monza dice addio a Pro Mod, marchio francese dell’abbigliamento donna. Al suo posto è previsto l’arrivo di uno store “Pupa”, la marca di cosmesi che ha un cuore produttivo proprio in Brianza. Nella stessa via l’altra chiusura che balza all’occhio è quella di Tezenis. Tra le vie laterali in via Zucchi all’angolo con via dei Mille la cartoleria Vismara ha affisso da qualche tempo un cartello di vendita o affitto del negozio e dopo cento anni di presenza in città è pronta a chiudere. Ha già chiuso invece la gastronomia che era aperta da pochi anni.
Davanti alla Clinica Zucchi è un altro negozio storico di Monza a chiudere. Si tratta di Modoetia Carta, libreria antiquaria e laboratorio di restauro di libri antichi. «Alla scadenza del contratto d’affitto –spiega la restauratrice Cinzia Paraboschi- ci siamo trasferiti in via Giusti dove il laboratorio ha riaperto lunedì e presto avremo uno spazio per la vendita dei libri e delle stampe. Negli ultimi tempi ci siamo accorti che riusciamo a vendere meglio on line o alle fiere di settore e il punto vendita era diventata una spesa».

L’analisi dei protagonisti. Per arginare l’emorragia generata del commercio e delle attività che chiudono all’ombra del duomo e dell’arengario, bisognerebbe partire da una revisione della viabilità – da intendersi nel senso più ampio possibile, dicono i negozianti.

«La chiusura di negozi è un fenomeno da prendere in seria considerazione – commenta il presidente dell’Unione commercianti, Domenico Riga – L‘aumento delle tariffe orarie per la sosta insieme all’ampliamento a domenica e festivi non aiutano certamente a soffrire meno».

«Mancano i parcheggi, perché sono pochi e sono cari, e mancano i mezzi pubblici in grado di collegare comodamente il centro agli altri quartieri della città e il centro al resto della Brianza»: con l’Unione lo sottolineano anche alla delegazione locale di Confesercenti .
«Se non si dà alle persone la possibilità di avvicinarsi a questo o quel negozio – hanno commentato – è chiaro che allora si finisca per scegliere il centro commerciale, dove tutto si trova in un unico luogo, oppure si privilegi l’e-commerce. Sono necessarie azioni anche a livello comunale per agevolare le soste brevi».

Incrementare l’attrattività è fondamentale: sì, dunque, a eventi e iniziative capaci di attirare e incuriosire, di portare i turisti anche in periferia. E poi?
«Estendere la cedolare secca a chi affitta un negozio – ha commentato la delegata territoriale di Confesercenti Gabriela Ada Rosafio – Se il titolare riuscisse a risparmiare sull’affitto, potrebbe pensare di assumere del personale».

Una stretta sul numero e sulla tipologia di licenze concesse potrebbe dare il giusto respiro ai settori più inflazionati.
«Il ricambio di attività “mordi e fuggi” – ha commentato Domenico Riga – è così rapido che quasi non si nota. Quando sono le attività storiche a chiudere, invece, il vuoto si nota eccome».

L’e-commerce non è da temere: «Anzi, anche i piccoli possono pensare di sfruttarlo a loro vantaggio, offrendo ai clienti la possibilità di acquistare online e di passare in negozio solo per ritirare il prodotto. Vince chi offre qualcosa di particolare, di unico», ha aggiunto ancora Rosafio.

«Da qualche tempo – ha precisato Riga – Monza sembra non essere più il “salotto buono” della Brianza: è fondamentale organizzare iniziative per ridare lustro alla città».

«Purtroppo – ha commentato l’assessore al Commercio Massimiliano Longo – Monza sta seguendo il trend di tante altre città, con la chiusura nel centro storico delle attività commerciali familiari e l’invasione dei franchising, che meglio riescono a sostenere i canoni di affitto. Noi stiamo lavorando per rendere Monza sempre più attrattiva con tante iniziative diversificate e dislocate nei quartieri. Una cosa, però, dobbiamo farla tutti: stare vicino ai nostri commercianti e andare a fare acquisti nei loro negozi e nelle loro botteghe». Le soluzioni? «Tornare ai temi che sosteneva il mio predecessore Umberto Pini: la corona di parcheggi intorno al centro, l’autosilo a nord del centro, mezz’ora gratis sulle strisce blu che era una proposta presente nel programma del sindaco».