La scrittrice di Seregno: «Ci siamo cercati tutti. Parigi non avrà ancora paura»

La scrittrice seregnese Sabrina Grappeggia Bernard racconta la reazione dei parigini dopo la strage.
La seregnese Sabrina Grappeggia Bernard
La seregnese Sabrina Grappeggia Bernard Paolo Volonterio

A Parigi vive la scrittrice seregnese, Sabrina Grappeggia Bernard, 50 anni, che giusto dieci giorni fa, era rientrata a Seregno per presentare i suoi due ultimi libri. L’abbiamo raggiunta subito dopo i tragici fatti avvenuti nella capitale francese. Le abbiamo chiesto le sue impressioni così come le risente in modo personale: «Alle nove di sera di venerdì 13, mi trovavo nel 16mo arrondissement di Parigi.Una sera normale come tante altre. Un venerdì sera svogliato e un po’ fiacco. La Tour Effeil era illuminata, avvolta dal suo chiarore e dal manto nero del cielo. Ormai quando ci passo davanti non ci faccio quasi più caso. Eretta, ci guarda con le sue grandi ossa di ferro ed è come se dicesse: sono ancora qui. Brillo della mia luce. Sono bella per voi. Niente a quell’ora poteva farci presupporre di ciò che a breve sarebbe accaduto. Più tardi in Tv ho assistito come tutti alle prime immagini allarmanti. Lo stadio, i ristoranti nel 10mo arrondissement (una zona molto popolare e frequentata da giovani) e il Bataclan. Mi si è gelato il sangue. Il Bataclan – commenta Sabrina Grappeggia Bernard – è una sala di concerti molto conosciuta a Parigi. Tutti i parigini ci sono stati almeno una volta. Immediatamente ho visualizzato mentalmente il locale. No, non è possibile mi sono detta, non è possibile. In una specie di assurdo rifiuto irrazionale mi sono ripetuta come un mantra che non poteva succedere di nuovo. Gennaio, Charlie Hebdo, l’Hyper Cacher erano ancora un ricordo vivo dentro di noi. Le forze dell’ordine francesi non avrebbero permesso un’altra tragedia. Ecco, questo mi sono detta stupidamente. Non potevo e non volevo accettarlo un’altra volta.E invece no. Mi sono sbagliata. Siamo ripiombati di nuovo in un sanguinante incubo. Ancora una volta abbiamo dovuto guardare inermi e impotenti una nuova tragedia. Com’è possibile? Stento ancora a crederci. Sabato mattina il mio cellulare gremiva di messaggi. Ci siamo cercati tutti per accertarci che amici e parenti fossero in salvo. Io sono stata fortunata. Non devo piangere la morte di nessuno. Ma Parigi piange questo nuovo atroce sfregio alla sua libertà.Oggi a poco a poco cominceremo a uscire di casa. La vita e il lavoro continueranno a muovere la città.I francesi non si piegheranno a questo nuovo affronto. Non avremo paura. Non ci inchineremo come schavi alla psicosi di un nuovo attacco. Sono queste le parole di tutti noi. Le parole che come un inno vorremmo urlare a coloro che tentano di distruggere ciò che ci è più caro e che rafforzano la certezza che insieme lotteremo e ci ricostruiremo sulle nostre lacrime».