Chirurgia del fegato all’avanguardia all’ospedale San Gerardo di Monza per la rimozione di un tumore primitivo

Operaziova all’avanguardia all’ospedale San Gerardo di Monza su un paziente di 60 anni per la rimozione di un tumore primitivo al fegato. L’equipe di chirurghi è intervenuta in due tempi.
Monza Reparto terapia intensiva ospedale san Gerardo
Monza Reparto terapia intensiva ospedale san Gerardo Fabrizio Radaelli

L’ospedale san Gerardo si rivela ancora una volta all’avanguardia negli interventi più complessi. È stata eseguita su un uomo di 60 anni una difficile operazione chirurgica realizzata in due tempi: un intervento di separazione in due parti del fegato.
L’utilizzo di questa tecnica si è resa necessaria per la presenza di un tumore primitivo del fegato (detto colangiocarcinoma) che per dimensioni e localizzazione necessitava dell’asportazione completa della parte destra. È il primo intervento in Brianza di questo tipo.

I chirurghi, però, non potevano intervenire con una singola operazione secondo la tecnica tradizionale dato che il fegato residuo di sinistra non sarebbe stato sufficiente per garantire un funzionamento adeguato.
A quel punto i medici hanno deciso di operare con una tecnica detta mini ALPPS laparoscopica dall’inglese Associating Liver Partition and Portal vein ligation for Staged hepatectomy, ossia separazione del fegato associata alla legatura della vena porta per epatectomia in due tempi eseguita per via miniinvasiva.

Autori dell’intervento sono i camici bianchi dell’équipe della chirurgia epatobiliare, afferente alla chirurgia Generale 1 diretta dal professor Marco Braga, composta dal professor Fabrizio Romano, dal dottor Mattia Garancini e dal dottor Mauro Scotti, chirurghi e docenti dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca con precedente percorso formativo presso centri di eccellenza come l’Istituto Nazionale dei Tumori, il Niguarda e l’Humanitas.

“Si tratta di una recente procedura di chirurgia la cui esecuzione avviene in due distinti interventi – ha spiegato il professor Romano – Dopo aver eseguito accurati studi volumetrici che hanno evidenziato un non adeguato volume del fegato di sinistra residuo, durante la prima parte dell’intervento abbiamo diviso la parte di fegato sano dal fegato di destra in cui vi era la lesione tumorale associando l’isolamento e la chiusura della vena porta di destra ed eseguendo una parziale separazione delle due parti del fegato. In questo modo abbiamo eliminato le connessioni fra le due porzioni di fegato e di fatto abbiamo tolto “nutrimento” alla parte di fegato colpita da tumore. In questo modo l’apporto di sangue sottratto al fegato di destra, sede della malattia epatica, ha consentito alla parte sana di crescere di volume molto rapidamente, raggiungendo le dimensioni necessarie per l’ottimale funzionalità dopo soli sette giorni dal primo intervento chirurgico rispetto alle tecniche abituali che avrebbero richiesto dalle quattro alle otto settimane per permettere alla parte sana di ricrescere”.

Questa operazione è stata eseguita per via laparoscopica riducendo così l’invasività della procedura.
Il secondo intervento di asportazione del lobo epatico destro è stato eseguito dopo una settimana dal primo, dopo aver verificato tramite Tac volumetrica che la parte di fegato sano avesse raggiunto le dimensioni sufficienti per consentire la piena funzionalità epatica e quindi la sopravvivenza del paziente (+23% di aumento del fegato sano di sinistra).

Al termine del secondo intervento il paziente è stato trasferito in Terapia intensiva, come già programmato per la prima notte, mentre il giorno dopo è stato portato in reparto. Il successivo decorso postoperatorio è stato regolare senza complicanze chirurgiche e mediche di rilievo. “Si è trattato di un intervento unico per la Asst di Monza – ha sottolineato il professore Marco Braga – eseguibile, per la complessità del caso, solamente in pochi centri in Italia, oltre che da chirurghi dedicati a questo tipo di chirurgia”.

“È molto importante concentrare la nostra attività sull’applicazione di tecniche innovative a vantaggio dei nostri pazienti – ha aggiunto il Direttore Generale della Asst Monza Mario Alparone – e questo grazie all’interazione delle attività di ricerca universitaria con quella clinica che al San Gerardo trova un ambito di applicazione ideale”.