CentoVenti, 2 marzo 1899: 10 lire, la tassa per girare in bicicletta

LEGGI LA PAGINA ORIGINALE - Una rubrica per raccontare le cronache dei primi dodici mesi di vita del Cittadino nel 1899 attraverso le pagine originali. Il 2 marzo si scriveva della tassa sulla bicicletta.
La pagina della Rivista monzese del 2 marzo 1899
La pagina della Rivista monzese del 2 marzo 1899

Tasse su tasse su tasse su tasse? Forse è vero, ma c’è una buona notizia. Una gabella è stata abolita. Purtroppo non è cosa nuova: lo è da decine di anni. Ma va detto che ogni tanto – finora fortunatamente invano – qualcuno pensa che sia il caso di reintrodurla: la tassa sulle bicicletta, il loro possesso, così come per l’auto e le moto.


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Fantasia? Basta tornare indietro di un secolo, anzi di 120 anni, esattamente come l’età del Cittadino. Sorprende nelle pagine della prima settimana di marzo del 1899 (si tratta della Rivista monzese, l’antecedente di questa testata) vedere nella terza pagina, categoria “Avvisi municipali”, la comunicazione che è ora di pagare la “Tassa sui velocipedi”.

“Domani scade il tempo utile per ottemperare all’invito del Sindaco a tutti i detentori di velocipedi ed altre macchine od apparecchi assimilabili di presentarli nel locale del Palazzo Municipale (con ingresso dal vicolo Ambrogiolo) per il pagamento della tasse per l’applicazione del relativo contrassegno per l’anno volgente».

Insomma: non si scappava, c’era un bollo metallico, che ancora oggi si vede sulle canne di vecchie bici, che testimoniava il pagamento della tassa. D’altra parte quello che viene descritto come un “invito” aveva ben poco di declinabile: “Il Sindaco – proseguiva infatti l’avviso – poi avverte che chi usa i velocipedi senza il contrassegno indicante il pagamento della tassa è punito con multa uguale al doppio della tassa medesima”.


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Dieci lire la tassa, venti la multa, raccontano le cronache dell’epoca, poi quindici per i tandem o altri mezzi multipli e venti per quelli motorizzati. La tassa era giovanissima, allora: un paio di anni di vita, un provvedimento firmato dal re che spartiva le entrate fra Regno e Comune. In realtà già dal 1895 le municipalità erano state autorizzate a fare pagare il possesso di due ruote, ma nel 1897 viene preso un provvedimento nazionale che dava come contropartita il permesso di circolare in bici quasi ovunque (prima non era così). La legge portava la data del 22 luglio 1897: la tassa sarebbe durata diversi decenni prima di tramontare.

Note a margine: ingresso da vicolo Ambrogiolo, si dice del palazzo municipale che infatti si trovava da tutt’altra parte rispetto a oggi. Ma è storia che sarà raccontata in un’altra occasione.