Carta d’identità con lo scolapasta Monza dice no al “pastafariano”

Poteva essere il primo “pastafariano” di Monza, e anche d’Italia, con una foto d’ordinanza sulla carta d’identità. Invece il documento con lo scolapasta in testa deve attendere. Marco Francesco De Paolini si è presentato sabato mattina all’anagrafe del Comune di Monza.

Poteva essere il primo “pastafariano” di Monza, e anche d’Italia, con una foto d’ordinanza sulla carta d’identità. Invece il documento con lo scolapasta in testa deve attendere. Marco Francesco De Paolini si è presentato sabato mattina all’anagrafe del Comune di Monza, sembra al secondo tentativo, per chiedere una carta d’identità con la sua fotografia completa di scolapasta giallo come copricapo, come previsto dalla sua religione. E come previsto per i ministri di culto, come lui.

Lui, torinese di nascita e ricercatore all’università di Città del Messico, è in possesso di doppio passaporto e risulta iscritto all’elenco degli italiani residenti all’estero. È anche un seguace del pastafarianesimo, la religione inventata da Bobby Anderson che crede nel “prodigioso spaghetto volante” (con le polpette, nell’originale). Un credo parodistico nato in ambienti universitari statunitensi a inizio anni 2000 per promuovere la cultura, l’istruzione e anche libertà di religione. Un movimento che ha raccolto adesioni in tutto il mondo, soprattutto attraverso internet, e che ha dato vita anche a una Chiesa pastafariana italiana.

Nell’ufficio monzese De Paolini ha trovato chi l’ha ascoltato, ma non ha potuto vedere esaudita la sua richiesta perché contraria alle normative italiane. Meglio era andata, in Europa, a un cittadino austriaco e a un altro della Repubblica Ceca, che vantano documenti con la foto “regolamentare”.