Caos treni, l’intervista all’assessore Terzi: «Pendolari pazientate»

In una intervista al Cittadino l’assessore regionale Claudia Terzi disegna il percorso per risolvere i nodi del trasporto ferroviario in Brianza e in Lombardia. Quando un servizio migliore per i pendolari? «Pazientate ancora qualche mese».
L’assessore Claudia Terzi
L’assessore Claudia Terzi

Con l’introduzione dell’orario invernale potrà esserci, anche se minimo, un primo miglioramento. Poi il prossimo anno, in primavera, inizierà a prendere servizio il nuovo personale, dopo quasi un anno di formazione dalla data di assunzione. Infine, arriveranno i nuovi convogli. È questa, in estrema sintesi, la lunga road map disegnata dall’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti, Claudia Terzi, nell’intervista rilasciata a il Cittadino.


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Classe 1974, bergamasca, avvocato, leghista, Terzi sa di avere per le mani una matassa difficile da sciogliere. E disegna un percorso a ostacoli per uscire dalle secche di un servizio scadente offerto ai pendolari da Trenord che, dopo che è stato stoppato il divorzio con Fs e il suo scioglimento (è partecipata al 50% da Fnm, società di Regione Lombardia e per l’altro 50% da Fs), attende in questo mese l’arrivo di 9 treni e di 20 tra macchinisti, capotreni e personale di bordo in prestito da Trenitalia. E qui sta il problema: perché il destino dei pendolari lombardi è appeso a un doppio filo: il primo arriva a Milano, nelle sedi di Trenord e di Regione; ma quello più grosso arriva fino a Roma, nelle sedi di Rfi e Trenitalia, i veri primattori della partita. Che ovviamente hanno altre scale di priorità .

Assessore Terzi, quando i pendolari potranno avere un servizio migliore?

Se dicessi che dall’anno prossimo tutto funzionerà a dovere, prenderei in giro le persone. Stiamo lavorando per dare ai cittadini un servizio che oggi non esiste. Dovranno avere pazienza qualche mese, con l’orario invernale ci sarà qualche miglioramento. Non azzereremo il problema, sarebbe un proclama infondato, ma conterremo ritardi e soppressioni. Abbiamo detto a Trenord di lavorare in questa direzione: un treno deve arrivare in orario o con un ritardo accettabile e deve avere una durata di percorrenza che non sia eterna

Da cosa è dovuto questo peggioramento del servizio?

I problemi sono tre. Il primo dipende da Rfi, che deve sistemare le infrastrutture. Devono recuperare i mancati investimenti del passato, si sono detti disponibili a farlo. Poi ci sono quelli che cadono sulla testa di Trenord. Il primo riguarda il personale: finalmente all’inizio di questo anno è stata bandita la gara per l’assunzione di nuovi capotreno, macchinisti e controllori. Ma questi uomini vanno formati e poi anche istruiti lungo le linee. Entreranno in servizio il prossimo anno. E poi c’è il materiale rotabile. Metà della nostra flotta è antiquata e sono i treni vecchi di 33 anni ereditati da Trenitalia. Quelli di Trenord hanno una età media di 12 anni. Quelli vecchi sono brutti, si guastano facilmente, hanno manutenzioni più lunghe, sono meno performanti. Ma anche se avessimo i treni nuovi oggi, non avremmo il personale per farli girare.

Perché Trenord non riesce a invertire la rotta di questo disastro?

Trenord ha una rigidità determinata dai due soci paritari, Fs e Regione Lombardia, che comandano, si dividono le nomine e operano ognuno alla stessa maniera. Così non funziona, si è aperta una discussione che porterà alla revisione dei patti parasociali della società. Stiamo attendendo una risposta da Roma. Intanto è arrivato uno dei nove treni in prestito da Trenitalia: a Trenord abbiamo detto di andarli a vedere, perché se anche questi sono troppo vecchi e inefficienti, non ci servono.

Come risolvere il problema delle banchine pericolose, come quella di Lissone dove il mancato passaggio dei treni, cancellati, causa la presenza lungo i binari di centinaia di pendolari?

Sono di proprietà di Rfi, deve intervenire lei. Noi segnaliamo gli interventi ma Rfi si muove solo in merito a quanto previsto dall’accordo di programma che stipula con Regione Lombardia ogni due anni. Il sistema è ingessato: il ministero dà i soldi a Rfi per gli interventi che lei decide di portare avanti. E per i due anni di contratto, si possono fare solo quelli. Noi corriamo dietro a Rfi un anno sì e un anno no per aggiornare l’elenco seguendo anche le indicazioni che arrivano dal territorio. Dopo l’incidente di Pioltello, però, gli investimenti sulla sicurezza si sono spostati sull’ammodernamento dei sistemi di scambio e di controllo lungo le linee.