Brugherio, lo zafferano urbano dei ragazzi del Brugo

Brugherio, i ragazzi della onlus hanno recuperato il ritardo sulla semina. Sono stati messi a dimora 15mila bulbi. I fiori sbocceranno tra ottobre e novembre
I ragazzi dell’oratorio al lavoro
I ragazzi dell’oratorio al lavoro Valeria Pinoia

Il Brugo ha vinto la sua corsa contro il tempo. Mercoledì scorso, sul filo del rasoio rispetto alla stagione, la onlus ha chiuso la fase più importante della coltivazione del suo Zafferano Urbano: la messa a dimora di 15mila bulbi.

Tra ottobre e novembre, i fiori viola sbocceranno e gli stigmi di oro rosso saranno separati amorevolmente e ridotti a bustine da vendere al pubblico per Natale. Si chiama autofinanziamento. E anche inclusione delle persone con disabilità.

Lo scopo è tutto sociale, insomma, e la storia dei giorni scorsi lo dimostra. Il Brugo era in ritardo sulla tabella di marcia. Alcuni contrattempi legati all’acquisizione di un nuovo terreno hanno fatto slittare la messa a dimora dei bulbi, fissata per fine agosto. Troppo poco il tempo per farcela da soli, operatori e ragazzi disabili. La natura non aspetta e Davide Maconi, l’educatore 38enne responsabile del progetto, si è deciso a diramare un appello via watshapp per trovare volontari disposti a sporcarsi le mani. Chiamalo il potere dei social o, più probabilmente, quello della solidarietà brugherese, ma le squadre si sono armate e per il rotto della cuffia il raccolto d’autunno è stato garantito.

“Prima sono arrivati i ragazzi dell’oratorio di San Carlo -ha raccontato Maconi- in dieci ci hanno dato una bella mano. Rischiavamo di non farcela. E poi c’è stato Rocco”. Rocco è il pensionato che abita di fronte al campo di via Cazzaniga, “è passato una volta per caso -ha spiegato Maconi- e ci ha visti. Si è fermato a chiedere cosa stessimo facendo e poi ha passato due giorni di fila con noi a lavorare. Chissà, magari dal suo balcone controllerà il raccolto fino a novembre”.

I ragazzi con disabilità coinvolti nel progetto, una decina, hanno lavorato chini sulla stessa terra, testa contro testa, mezza giornata al giorno per cinque giorni. All’appello hanno risposto anche altri volontari, due trentenni brugheresi, una donna e Dani, “il 38enne che l’anno scorso ha svolto da noi alcune ore di lavori di pubblica utilità e quest’anno è tornato qui solo per darci una mano -ha spiegato Maconi- che poi, alla fine, il senso di tutto è proprio questo: gente che passa per caso o per qualche motivo, si incontra e resta un po’ insieme”. Parla così l’educatore del Brugo, quando si concede una pausa dalla terra per raccontare la storia del suo Zafferano. Apre uno sgabellino da campo e ne offre uno all’ospite. I vestiti sporchi e, tra le mani, una manciata di bulbi di dimensioni molto piccole: “ora che abbiamo chiuso la fase di emergenza stiamo provando a creare una nurcery con questi baby-bulby, chissà se fioriranno”.