Briosco, la “Chiesina dei Morti” candidata come luogo del cuore del Fai

Gli abitanti di Capriano di Briosco hanno candidato la loro “Chiesina dei Morti” ai “Luoghi del Cuore” del Fai. Si vota fino a dicembre.
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briosco – chiesina dei morti capriano Eleonora Cesana

Gli abitanti di Capriano di Briosco hanno candidato la loro “Chiesina dei Morti” ai “Luoghi del Cuore”. Si tratta di un censimento promosso dal FAI, il Fondo Ambiente Italiano, per individuare quei luoghi che sono amati dalla popolazione. Le votazioni si tengono da maggio a dicembre (www.fondoambiente.it). In ogni edizione, a fronte della presentazione di un progetto da concordare con il FAI, vengono stanziati contributi a favore dei luoghi più votati: 50mila euro per il primo classificato, 40mila euro per il secondo e 30mila euro per il terzo. Inoltre tutti i luoghi che superano le 50mila preferenze ottengono un contributo di 5mila euro che permetterebbero di fare qualche lavoretto all’interno dell’oratorio dedicato a San Giuseppe.

La “Chiesina dei Morti” fu edificata intorno al 1730 per volontà dei paesani che volevano dare degna sepoltura a quanti erano morti a causa della peste del 1630 e dei successivi contagi e che in quel campo, utilizzato come lazzaretto, avevano esalato l’ultimo respiro. L’edificio ospita tre affreschi sopra l’altare: uno centrale raffigurante la Madonna con bambino e San Giuseppe e ai lati San Sebastiano e San Rocco entrambi protettori contro le epidemie. «Quando ero ragazzino la chiesina veniva aperta sia in occasione di San Sebastiano (il 20 gennaio ndr) sia per San Rocco (il 16 agosto ndr) – ha ricordato Armando Magni, dell’associazione culturale Ul Murom – poi verso la metà degli anni Settanta questa tradizione è andata perduta».
La chiesina venne riaperta quando era parroco a Capriano don Rino Buraglio che lì celebrò anche dei matrimoni e avviò una parziale ristrutturazione. Purtroppo la tragica scomparsa del religioso nel 2002 portò a una nuova chiusura di San Giuseppe.

«La ristrutturazione non fu mai completata e alcuni vandali presero di mira la chiesina – ha aggiunto Magni – Per noi volontari ristrutturare le vetrate fu un vero lavoraccio» .