Brianza colpita: via i dazi Ue su viti e bulloni made in Cina (venduti sottocosto)

Pechino fa concorrenza sleale ma l’Europa non avrà più dazi sulle viti e sui bulloni importati dalla Cina. I parlamentari Ue hanno chiesto alla Commissione europea di non abrogare le norme anti dumping introdotte a suo tempo contro i cinesi ma non ce l’hanno fatta.
Operai al lavoro. In Brianza ci sono aziende colosso nella produzione di viti e bulloni: Fontana, Agrati, Oeb Brugola i nomi più noti
Operai al lavoro. In Brianza ci sono aziende colosso nella produzione di viti e bulloni: Fontana, Agrati, Oeb Brugola i nomi più noti

Pechino fa concorrenza sleale ma l’Europa da oggi non avrà più dazi sulle viti e sui bulloni importati dalla Cina. I parlamentari Ue hanno chiesto alla Commissione europea di non abrogare le norme anti dumping introdotte a suo tempo contro i cinesi, ma hanno potuto ottenere solo il rinvio di una decisione che doveva essere presa il 17 febbraio scorso e che, invece, è diventata ufficiale venerdì 26. Il Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, il 18 gennaio scorso aveva riconosciuto errori formali nel procedimento aperto dall’Europa dei 28 sulle importazioni dalla Cina in questo settore.

E, pur ammettendo la presenza di pratiche di dumping (la vendita all’estero a prezzi inferiori rispetto a quelli praticati in Patria), aveva chiesto alla Ue di cancellare i dazi introdotti dagli europei per riequilibrare un mercato falsato dalla scorrettezza degli asiatici. Purtroppo in Consiglio europeo non c’è stata una maggioranza favorevole al mantenimento dei dazi. Molti Paesi temono ritorsioni da parte della Cina dal punto di vista commerciale e da quello degli investimenti e non se la sentono di appoggiare gli interessi delle nazioni europee produttrici.

Il rispetto delle regole

Tra queste l’Italia (e la provincia di Monza in particolare )ha un ruolo di primo piano. Con Fontana, Agrati e Oeb Brugola la Brianza rappresenta, infatti, una delle aree leader in questo comparto. «Abbiamo fatto pressione -spiega Alessia Mosca, brianzola, parlamentare europea del Pd- Intanto con il viceministro Carlo Calenda, rappresentante dell’Italia alla Ue. Si è mobilitata la commissione del commercio internazionale presieduto dal tedesco Bernd Lange, da cui è partita la richiesta di rinvio indirizzata alla Commissione europea. Non è un problema solo delle imprese italiane, è una questione europea. Si tratta di una decisione che impatta molto sui nostri produttori, specialmente in Brianza, ma la situazione riguarda anche aziende tedesche, inglesi e francesi».

Per capire la portata delle ripercussioni basta un dato: nel 2008, prima dell’imposizione dei dazi, dalla Cina arrivavano 630mila tonnellate di merce, mentre adesso ci si è attestati sulle 24mila tonnellate. Eliminare le misure anti dumping, insomma, potrebbe significare inondare il mercato di prodotti cinesi, mettendo in seria difficoltà le imprese italiane ed europee in generale.

«Non chiediamo di mantenere i dazi perchè non ci piace la competizione -chiosa Alessia Mosca- Il problema è che stiamo competendo con un soggetto che non rispetta le regole. Non siamo per una economia autarchica, le nostre aziende sanno come agire nel mercato globale, ma non possiamo reggere se la competizione non è equa». Un problema non da poco se si pensa, poi, che a dicembre 2016 scade il termine per riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato.

Per reintrodurre i dazi ci dovrà essere una nuova richiesta delle imprese. Partirebbe così una procedura per dimostrare l’esistenza del dumping.

Cosa succederà

Una procedura che prevede 45 giorni per accertare il dumping e un periodo da 3 a 9 mesi di approfondimenti sul tema. Insomma, se va bene si parla di almeno 5 mesi, più probabile che ne passino 7 o 8. «Continueremo a esercitare pressione -spiega ancora Mosca- anche come sistema Italia per accorciare il più possibile i tempi». La Brianza, territorio nel quale questo comparto dà lavoro a 2.755 persone, attende con il fiato sospeso. Ne va dei programmi delle aziende (capaci in provincia di Monza di fatturare 704 milioni di euro), dei lavoratori e delle loro famiglie.