Bovisio: a processo per quattro anni di presunte botte e violenze quotidiane alla moglie

Un uomo di Bovisio Masciago a processo a Monza con l’accusa di violenze quotidiane per quattro anni nei confronti della moglie anche davanti alla figlia minorenne.
Monza: tribunale
Monza: tribunale Archivio/ Fabrizio Radaelli

Rischia fino a 4 di reclusione un uomo nato nel 1988 domiciliato a Bovisio Masciago, accusato di maltrattamenti in famiglia. A tanto, infatti, ammonta la richiesta da parte della Procura di Monza, rappresentata dal vice procuratore onorario Paola Suglia, rispetto alla vicenda della quale si è tornati a parlare in udienza mercoledì mattina davanti al giudice Giovanni Gerosa. Una vicenda pesante, dai contorni inquietanti.

I fatti, peraltro, si sono sviluppati piuttosto a lungo nel tempo. Le contestazioni vanno dal 2010 al 2014. Secondo la ricostruzione investigativa gli episodi di presunta violenza, percosse, botte contro la moglie erano diventate la routine. Una drammatica quotidianità con cui dover fare i conti. Tra le presunte angherie subite, quando i due vivevano nella loro abitazione di Sesto San Giovanni, c’erano state persino presunte violenze sessuali alle quali la donna sarebbe stata costretta a sottoporsi più volte.

Un quadro di presunta violenza e di umiliazione che si sarebbe sviluppata nel tempo creando quasi un clima di rassegnazione nella donna. L’imputato, peraltro, avrebbe picchiato, schiaffeggiato, colpito con pugni e calci più volte la moglie anche di fronte alla figlia minorenne. Nel quadro di presunta violenza fisica ci sarebbe stata anche una componente di sofferenza e umiliazione psicologica. Secondo la ricostruzione della Procura di Monza, infatti, l’uomo avrebbe dato più volte in escandescenza sotto i fumi di droghe e alcool. Avrebbe sperperato i soldi guadagnati al lavoro dalla moglie, giocando con frequenza alle macchinette e ad altri giochi da bar. La situazione era diventata insostenibile.

«La signora – dice Paola Suglia – ha raccontato una situazione drammatica. All’inizio pensava per cultura fosse normale trattata in quel modo. L’imputato ha sempre preteso che la parte offesa desse lo stipendio che veniva speso per droga e giochi. La signora ha parlato anche di violenze sessuali. Il suo racconto ha avuto riscontri anche dalle audizioni degli altri testi».

La difesa ha rigettato le accuse: «I testimoni – replica la difesa – che hanno riferito di malesseri non sono testimoni diretti. La denuncia è stata fatta in maniera tardiva e non c’è un referto che possa attestare gli episodi raccontati seppur di così grande gravità». Si torna in aula a Monza all’inizio del mese di settembre con le repliche e infine con la sentenza.