Bellusco, il consigliere leghista denunciato per l’aggressione a un ragazzino in aula attacca sindaco e maggioranza

Seduta movimentata martedì sera in consiglio comunale a Bellusco: il leghista Fernando Biella è tornato sulle accuse di aggressione a un tredicenne (con frattura del setto nasale per il ragazzo), ha attaccato il sindaco Invernizzi e il gruppo di maggioranza. E poi ha lasciato l’aula.
Bellusco: Biella, il primo a destra, in consiglio comunale
Bellusco: Biella, il primo a destra, in consiglio comunale Marco Testa

«Un risultato è stato però raggiunto: in questo momento si sta vivendo in maniera tranquilla». Il consigliere leghista di Bellusco Fernando Biella ha chiuso in questa maniera il proprio intervento durante il consiglio comunale di martedì in merito alla vicenda che l’ha visto coinvolto l’8 febbraio quando, secondo le ricostruzioni dei fatti, avrebbe colpito un 13enne, provocandogli la frattura del setto nasale, a seguito di una discussione nata del lancio di alcuni petardi nell’abitazione del consigliere da parte di un gruppo di minorenni.

Biella ha voluto portare la vicenda in consiglio comunale con un’interpellanza e una volta presa la parola si è scagliato contro il sindaco, Roberto Invernizzi, il consiglio ma anche contro gli organi di stampa.
«Le sue dichiarazioni alla stampa mi hanno negativamente sorpreso – ha esordito Biella riferendosi al primo cittadino – Ci conosciamo da tanti anni e avrebbe dovuto tenerne conto. Lei però non ha perso l’occasione di attaccare un avversario politico anche se non conosceva bene i fatti. Sbattere il mostro in prima pagina paga sempre, soprattutto quando è un avversario politico. Le sue dichiarazioni sono state parziali e tendenziose perché non si è premurato di verificare i fatti. Lei mi ha condannato a priori e questo è inaccettabile da parte di chi dovrebbe essere il garante di tutti i cittadini. Mi inchino di fronte alla sua mancanza di democrazia».

Biella ha poi voluto dare una propria versione dei fatti: «Sono stato condannato per i fatti di una sola sera ma per capire bene bisogna tornare indietro nel tempo. Questa situazione si prolungava dal 31 dicembre – ha raccontato rivolgendosi sempre a Invernizzi – In qualità di sindaco lei è responsabile dell’ordine pubblico e i fatti dimostrano che lei è ignaro della presenza di questa baby gang, che oltre ad avere vessato me ha disturbato con le proprie angherie anche altri cittadini che come me vorrebbero vivere in santa pace a casa loro. A casa mia inoltre c’è una persona invalida al 100%, ma lei non si è nemmeno degnato di chiedere come stava. L’ha lasciata da sola perché è moglie di un avversario politico».

L’intervento è poi proseguito all’attacco del gruppo di maggioranza Progetto democratico popolare: «Parlate di violenza ma non la conoscete. Chi l’ha subita? Chi era a casa o chi ha sparato i petardi? Voi non conoscete i fatti e avete l’arroganza di condannare. Siete un partito di manettari. Se fossi stato un consigliere PD cosa avrebbe scritto il giornale? Io sono stato colpito e poi ho reagito, mi sono difeso. Non ho nemmeno questo diritto? Mi difenderò nelle sedi opportune. Perché io non mi lascerò crocifiggere come sono stato invece crocifisso sui giornali». Biella ha poi abbandonato l’assise: «Abbandono la sede del consiglio comunale perché sono in disaccordo con il vostro modo di operare e di agire nei confronti miei e della mia famiglia. Una cosa del genere da voi non me la sarei mai aspettata. Spero di non vedervi mai più».

La parola è stata presa da Invernizzi: «Mi trovo in imbarazzo a dover dare risposta a un’interpellanza presentata da una persona che poi non l’ha voluta discutere parlando di altro e che non si è fermata nemmeno per ascoltare la risposta. Per quanto riguarda le mie dichiarazioni sui social credo che quello che c’è scritto si possa capire anche quello che è stato riportato dai giornali tutto sommato rispecchia quello che è il mio pensiero sugli accadimenti. I miei erano riferimenti molto ampi che condannavano l’uso della violenza in generale. Non accetto però è che qualcuno presenti interpellanza quasi in modo intimidatorio in merito a delle dichiarazioni di un cittadino, che in questo caso è anche il sindaco. Il diritto di avere delle proprie opinioni è garantito dalla costituzione. In merito alle responsabilità di quanto è accaduto queste non riguardano il consiglio comunale. Per quanto mi riguarda spero che da tutte le cose dette emerga solamente la necessità di non usare la violenza come strumento per dirimere i conflitti».