Assalto dei ladri alla cappella espiatoria di Monza: hanno rubato le “corone” del re

Amara sorpresa per i giardinieri arrivati a sistemare la cappella espiatoria di Monza, il monumento che ricorda Umberto I e il regicidio del 29 luglio 1900: i ladri hanno portato via almeno tre pesanti corone in bronzo delle decorazioni.
Monza :furto alla cappella Espiatoria
Monza :furto alla cappella Espiatoria Fabrizio Radaelli

Se ne sono accorti i giardinieri, lunedì mattina, quando sono entrati per tagliare l’erba dopo mesi di incuria e abbandono. Dalla scalinata d’ingresso alla Cappella Espiatoria di via Matteo da Campione mancano tre corone di bronzo. Che si tratti di un furto non c’è dubbio, come confermano i carabinieri giunti sul posto. Nel trascinare le pesanti corone d’alloro i ladri hanno danneggiato i gradini in pietra, lasciando lungo la strada alcune pezzetti di foglie di bronzo.

L’ipotesi più plausibile è che chi ha sottratto le tre corone lo abbia fatto per rivendere il bronzo e non tanto per mettere sul mercato un cimelio storico difficilmente commerciabile. I carabinieri hanno fatto un sopralluogo anche all’interno del monumento, scendendo nella cripta dove una lastra in pietra ricorda il punto esatto in cui Umberto I cadde sotto i colpi dell’anarchico Gaetano Bresci mentre assisteva, senza giubbotto antiproiettile, ad una manifestazione degli atleti della Forti e Liberi sul campo di gara.

Da quanto è emerso, pare che i ladri non siano entrati nella cripta e nulla manchi delle numerose corone di bronzo giunte da tutte le regioni italiane come omaggio a Umberto I. Dell’incuria e dell’abbandono del monumento, fatto costruire da Vittorio Emanuele III per ricordare l’assassinio del padre, Umberto I, il 29 luglio del 1900, se ne erano già accorti da tempo i residenti della zona che avevano denunciato lo stato in cui versa da tempo la Cappella Espiatoria con una lettera al nostro giornale.

I giardinieri si sono visti lunedì mattina dopo mesi di abbandono: l’erba incolta è cresciuta ovunque, il parto non esiste più ed è ingiallito sotto le ultime ondate di caldo. Nessuno si occupa della pulizia dell’area, le erbacce crescono libere anche tra le pietre del monumento che avrebbe bisogno di un intervento di restauro urgente.

Parti dell’intonaco si sgretolano e anche il gruppo bronzeo della pietà, opera di Ludovico Pogliaghi, è attaccato dai sali. Del resto da oltre un anno il monumento non ha più un guardiano, la cappella è chiusa e per prenotare una visita bisogna affrontare una trafila alquanto complicata. Un cartello all’ingresso indica un numero telefonico da chiamare (0286313211) o una mail a cui scrivere (sbap.mi@beniculturali.it). Le visite sono gratuite e si organizzano per gruppi, come ci era stato spiegato tempo fa dalla Soprintendenza milanese. Peccato che dal 6 luglio fino al 20 nessuno potrà rispondere alla richiesta.

«Stiamo traslocando dagli uffici di piazza Duomo in Corso Magenta- ci spiega, dopo ore di tentativi, un custode al centralino- il personale è in ferie o sta effettuando il trasloco e non è contattabile per telefono».