Arte, cultura e design: Monza riscopre l’eredità di Erme Ripa

Dal 23 giugno al 22 luglio l’arte di Erme Ripa all’arengario di Monza insieme alla sua produzione grafica e ai documenti che testimoniano il suo lavoro di consulente culturale per il Comune.
Erme Ripa, Ippodromo, 1934
Erme Ripa, Ippodromo, 1934 Musei Civici di Monza

Il Comune di Monza dedica l’estate alla pittura solare di Erme Ripa: da domenica, festa patronale della città e fino al 22 luglio, l’arengario ospita un’ampia retrospettiva a uno dei protagonisti dell’arte del Novecento (inaugurazione sabato 23 alle 18, presente lo storico dell’arte Edoardo Testori).

E non si tratta solo di arte: lo sguardo a tutto tondo alla produzione di Ripa include anche gli altri aspetti della sua produzione, quella di designer e di grafico. In tre sezioni distinte una quarantina di opere fra tele, acquerelli e disegni preparatori, uno spazio documentale che racconta il ruolo di consulente culturale per il Comune negli anni Trenta e quindi i manifesti e la lavorazione del vetro esercitata a Venezia.

Artista meno frequentato di altri nel panorama dei pittori cittadini, è stato tutt’altro che una figura di secondo piano nel Novecento monzese, nell’epoca di Anselmo Bucci. La mostra arriva a quasi quarant’anni di distanza dalla prima grande mostra postuma organizzata in città, nel 1980 alla pinacoteca civica.

Ripa era nato ottant’anni prima, il 3 gennaio del 1900 a Castel San Giovanni in provincia di Piacenza. A differenza di tanti altri autori dell’epoca non è stato l’insegnamento all’Isia, l’Istituto superiore per le industrie artistiche della Villa reale, a portarlo in città – per quanto più tardi avrebbe tenuto una cattedra: Erme Ripa si è trasferito a Monza all’età di sette anni, appassionandosi presto agli studi artistici. Risale al 1922 il diploma all’accademia di Brera e successivamente ottiene l’abilitazione all’insegnamento.

Nel 1936 ha lasciato per quattro anni la città per trasferirsi a Venezia, dove diventa direttore artistico della Vamsa di Murano dopo avere approfondito l’artigianato del vetro. L’esperienza è durata quattro anni, epoca in cui sceglie di tornare nella città in cui era cresciuto per riprendere l’attività di pittore, condividendo con Bucci, nel 1945, l’iscrizione alla Società degli indipendenti di Milano. Negli anni Trenta ha svolto “un’intensa attività di promotore culturale per il Comune. Redattore della Rivista di Monza e del Popolo di Monza, è tra i fondatori della Settimana Monzese di San Giovanni, curatore dell’allestimento della pinacoteca civica e del museo civico e del riordino dell’archivio storico comunale”, ricorda piazza Trento e Trieste. «Una nuova occasione per proseguire nel percorso di valorizzazione dei maestri dell’arte del Novecento monzese – ha detto l’amministrazione comunale annunciando la mostra – Di particolare interesse anche la ricostruzione del clima culturale della Monza degli anni Trenta, quando le sue collaborazioni con l’amministrazione si intensificarono per importanti realizzazioni in città.

L’ingresso è libero: è aperta da martedì a venerdì dalle 16 alle 20, giovedì anche dalle 21 alle 23, sabato, domenica e festivi 10-13 e 16-20.