Arrestati i capi ultrà della Juventus: perquisizioni anche della Digos di Monza

Anche la Digos di Monza ha eseguito perquisizioni sul territorio per l’operazione “Last banner” che ha portato all’arresto di una dozzina di capi ultrà della Juventus: l’accusa, minacce alla società per gestire il bagarinaggio.
L'inaugurazione dello Juventus Stadium
L’inaugurazione dello Juventus Stadium

C’è anche Monza tra le città in cui sono state eseguite nella mattina di lunedì 16 settembre trentanove perquisizioni per l’operazione “Last banner” della Digos di Torino: la stessa indagine che ha portato all’arresto di una dozzina di capi ultrà della Juventus su richiesta della procura torinese. L’accusa: un accordo per gestire la curva e per organizzare il bagarinaggio per l’Allianz Stadium.

L’ipotesi della pm Chiara Maina e del procuratore aggiunto Patrizia Caputo è di una associazione a delinquere che ricattava la società per avere i biglietti e rivenderli a prezzi maggiorati attraverso una rete di biglietterie compiacenti: tra i mezzi di ricatto, la minaccia di fare squalificare lo stadio. Tra gli arrestati il capo dei Drughi Dino Micciola, Salvatore Cava e Umberto Toia, Beppe Franzo e altri otto. Tra le accuse anche estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. Le perquisizioni hanno coinvolto le Digos di Monza appunto, Alessandria, Asti, Como, Savona, Milano, Genova, Pescara, La Spezia, L’Aquila, Firenze, Mantova, Bergamo e Biella.