Arcore, branco picchia il capotreno che si difende con un bastone

Incredibile ad Arcore: ragazzini vimercatesi di origine magrebina senza biglietto picchiano il controllore che scende e si difende con un bastone. Fermati in tre, due minori
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arcore aggressione Valeria Pinoia

L’inferno di un capotreno, aggredito da una banda di ragazzi senza biglietto, è andato in scena ad Arcore. Sul convoglio per Lecco, fermo in stazione alle 16.30, sei giovani marocchini, cinque dei quali minorenni, si sono rifiutati di scendere e hanno sferrato pugni in faccia al dipendente Trenord.

Una scena agghiacciante che ha spaventato i passeggeri e richiesto l’intervento d’urgenza di tre pattuglie di carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Monza. La vicenda si è chiusa con la denuncia in stato di libertà di due minorenni e l’assegnazione ai domiciliari di un 18enne, dopo il processo per direttissima di venerdì mattina. Le accuse: lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio. I tre giovani sono tutti di Sulbiate e dintorni, gli altri tre componenti della banda, scappati prima dell’arrivo dei militari, sono già stati identificati ma le indagini sono ancora in corso per chiarire le singole responsabilità. In ospedale con una prognosi di una decina di giorni è finito il capotreno, Arturo Princigallo, 54 anni di Civate, “sono alla quarta aggressione, proprio in questi giorni avevo in programma una delle udienze”, ha detto ancora tremante per l’adrenalina e per il dolore all’orecchio. È lì, alla testa, che sono riusciti a colpirlo i ragazzi. La vicenda è stata ricostruita dai carabinieri attraverso la voce dei numerosi testimoni.

Alle 16.20 a Monza sul treno per Lecco in arrivo da Milano Porta Garibaldi salgono sei ragazzi marocchini. Abitano tutti nel Vimercatese, scenderebbero probabilmente a Carnate. Poco prima di Arcore incappano nel controllo del capotreno e già sul convoglio scoppia la lite e partono un paio di pugni. Il 54enne scende ad Arcore, raggiunge l’addetto alla stazione che lo riaccompagna in carrozza e si munisce di un’arma di fortuna, un bastone di quelli che fanno da manico agli attrezzi da lavoro. I ragazzi sono ancora lì e il confronto si trasforma nuovamente in zuffa. Dal predellino scende un gruppo di giovanissimi, saranno 15, per lo più italiani, si guardano in giro, forse non c’entrano nulla, forse tra loro si nascondono i tre fuggitivi.

Sul posto arrivano due carabinieri che intercettano due ragazzi. Un terzo è già all’uscita, ma si guarda indietro e con un lampo di lucidità decide di tornare indietro presentandosi ai carabinieri. Poi si rivelerà quello maggiorenne. A questo punto i tre ragazzi sono calmi “usare un bastone non si fa, dai”, abbozza uno dei tre. I pendolari inveiscono al loro indirizzo dai finestrini, i due carabinieri sfoggiano doti da psicologi tenendo la situazione sotto controllo nell’attesa dei rinforzi. Che arrivano con i caschi da motociclisti calati in testa e caricano sulle auto i tre marocchini.