Antonio Pesenti, ex primario al San Gerardo: «Se la gente non resta a casa, la situazione sarà catastrofica»

Lo specialista di rianimazione Antonio Pesenti, oggi al Cà Granda e in passato al San Gerardo, avverte: «Se le persone non capiscono che devono stare a casa, la situazione diventerà catastrofica».
Antonio Pesenti
Antonio Pesenti Fabrizio Radaelli

«Purtroppo è la verità. Io non lo dico per allarmare i cittadini, ma per fare capire a tutti che non è il momento di uscire, né di fare shopping né di andare a bere lo spritz, come ormai ripetiamo da giorni. Bisogna modificare i rapporti sociali, con i negozi e i mercati rionali chiusi. A Milano, dove io vivo, almeno finora c’è stata troppa gente inutilmente in giro. Bisogna uscire solo per comprarsi da mangiare». Sono le parole usate da Antonio Pesenti, coordinatore delle terapie intensive nell’unità di crisi di Regione Lombardia, raccolta in un’intervista di Simona Ravizza per il Corriere della sera.

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Pesenti, 68 anni, oggi è direttore del dipartimento di anestesia, rianimazione ed emergenza urgenza della Fondazione Irccs Cà Granda Ospedale Maggiore e ordinario dell’Università di Milano, ma fino a non molti anni fa aveva lo stesso ruolo al San Gerardo – università Milano Bicocca di Monza. Non usa mezzi termini, nell’intervista: «Ormai siamo costretti a creare terapie intensive in corridoio, nelle sale operatorie, nelle stanze di risveglio» ha detto aggiungendo che «una delle sanità migliori del mondo, quella lombarda, è a un passo dal collasso». Quindi ribadisce l’assoluta priorità: restare a casa a meno che non sia indispensabile uscire. «Se la popolazione non capisce che deve stare a casa, la situazione diventerà catastrofica».